
Sarà capitato a tutti, uscire dal casello autostradale di Genova Ovest e dopo l’angusto tunnel di pannelli fonoassorbenti, imboccare la Sopraelevata in direzione del centro o della Foce e sentirsi finalmente a casa, abbracciati e coccolati dalla città, dall’anfiteatro di case che sembra accoglierti. Il limite di velocità di 60 Km/h ha perfino migliorato le cose, si gusta la Genova stratificata, la sua pluralità, la complessa edificazione sulle colline, i margini del centro storico, il waterfront rinnovato. Scatta un senso di orgoglio, di appartenenza con la parte più vera e più ricca di memoria e di identità della città. La Sopraelevata è stata ed è un grande dono, un po’ di anni fa l’architetto Stefano Boeri la definì “una grande macchina della visione” proprio per la percezione che offriva.
L’idea della sua costruzione nasce e si concretizza in un periodo di grande sviluppo della città proiettata verso dinamiche di sviluppo quantitativo, è considerata “opera di avanguardia” che permette a Genova di stare al passo con i tempi “moderni” e a quanto accade nei paesi occidentali più evoluti. Il riferimento a cui si guarda è quello delle strade a scorrimento veloce realizzate in alcune città europee e alle “highway” americane, così come per il centro direzionale di Piccapietra si guarda alle cittadelle degli affari in stile “city” londinese.
Per le infrastrutture la prima metà del decennio degli anni Sessanta si contraddistingue per una vera e propria euforia progettuale, i giornali cittadini sono pieni di immagini che documentano la costruzione di nuove autostrade, di particolare impatto emotivo è il ponte “strallato” progettato da Riccardo Morandi per il collegamento dell’autostrada Genova-Savona con la Genova-Serravalle e, in prospettiva, la Genova-Sestri Levante. La Domenica del Corriere dedica una copertina al viadotto sul Polcevera e l’opera entra nelle case delle famiglie borghesi italiane.
Nel febbraio 1961 si insedia la nuova giunta comunale presieduta dal sindaco Vittorio Pertusio e la costruzione della Sopraelevata costituisce una delle priorità dell’amministrazione comunale appena rinnovata, il 31 marzo di quell’anno il consiglio comunale ratifica la decisione della giunta e decide l’affidamento della progettazione esecutiva e della costruzione alla Società C.M.F. (Società Costruzioni Metalliche Finsider), azienda del gruppo IRI. Nei primi anni Sessanta la realizzazione dell’opera è oggetto di un vasto dibattito che coinvolge tutta la città, si delineano due fazioni: quelli che auspicano una realizzazione in cemento armato (fra questi Luigi Carlo Daneri, docente universitario ed insigne esponente del movimento razionalista in architettura) e coloro che protendono per la soluzione in acciaio (tra questi l’ingegnere capo del comune Mario Braccialini). Il dibattito che si sviluppa non mette mai in discussione la necessità della realizzazione, tutti sono concordi sul fatto che l’opera venga realizzata, non vengono nemmeno valutati i possibili impatti negativi dal punto di vista ambientale o estetico, si pone solo l’alternativa se la nuova strada debba essere realizzata con struttura portante in acciaio o in cemento armato (anche di tipo pre-compresso). La soluzione prescelta è in acciaio con soletta collaborante in calcestruzzo, a favore di questa soluzione gioca la possibilità di ridurre sensibilmente gli ingombri dei pilastri, delle fondazioni e dei cantieri di realizzazione, la ridotta necessità di chiusura al traffico delle strade sottostanti (principalmente via Gramsci), ma soprattutto la rapida esecuzione, nonostante i ridotti vantaggi di tipo economico.
La “Sopraelevata” fu inaugurata il 6 settembre 1965 dopo tre anni di lavori, in un filmato dell’inaugurazione visionabile presso la Fondazione Ansaldo i genovesi con le loro Fiat 500, 600 e 1.100 sembrano quasi inebriati nel percorrerla. Il serpentone in acciaio è ormai entrato a far parte dell’immaginario collettivo della città, attraverso di essa residenti e ospiti hanno imparato a scoprire Genova, hanno imparato ad ammirarne ricchezze e contraddizioni, hanno visto cambiamenti e trasformazioni, un grande dono, insostituibile, per tutti. Tunnel o non tunnel, nessuno tocchi la Sopraelevata, grande macchina della visione di Genova!
*Francesco Gastaldi - Professore associato di Urbanistica, Università IUAV di Venezia
Iscriviti ai canali di Primocanale su WhatsApp, Facebook e Telegram. Resta aggiornato sulle notizie da Genova e dalla Liguria anche sul profilo Instagram e sulla pagina Facebook
IL COMMENTO
La Costituzione, Salis in Lottomatica e la politica di cui non puoi fidarti
Ti ricordi Bilancia? 17 omicidi in sette mesi di terrore