In parallelo c’è la vicenda societaria. Lunedì scade la lettera di intenti con il Gruppo Vialli e a Corte Lambruschini è in programma un Consiglio di amministrazione ordinario. Dinan è segnalato in Italia, ma per affari diversi. Nulla toglie che possa incontrarsi a Venezia con Vidal, il commercialista di Ferrero, per stringere i tempi dell’operazione. Ma nulla toglie che la trattativa possa anche non concludersi e magari proseguire oltre il termine del 30 settembre.
Già, perché se Ferrero ha sempre pensato di avere il coltello dalla parte del manico, la situazione adesso si è invertita: in posizione di forza ci sono i potenziali acquirenti, che potrebbero legittimamente pensare di attendere gennaio, quando l’attuale presidente potrebbe essere costretto dalle circostanze quasi ad implorare il loro ritorno di fiamma di qualcuno a cui cedere la Sampdoria.
Esiste però una variabile, che si chiama GLV: Gianluca Vialli. E, soprattutto, il suo amore per la Samp. Vederla cadere e decadere così gli fa sanguinare il cuore. Ecco perché insiste, non desiste, con i suoi finanziatori nel tentativo di addivenire ad una positiva conclusione della vicenda prima che la tela si imbratti del tutto. Gianluca deve tuttavia fare i conti con gli americani, con cui Ferrero ha sinora trattato in base all’unica e fredda logica dei numeri, tirandoli dalla propria parte. Ora che i numeri non gli quadrano, fanno lo stesso i compratori: se la Sampdoria prima valeva tot, ora vale tot meno qualcosa, considerato che a gennaio bisognerà mettere mano al portafoglio per evitare una rovinosa caduta.
In realtà c’è anche un’altra variabile e si chiama EG, Edoardo Garrone, che nel 2014 fu talmente messo alle strette da un clima opprimente a livello di tifoseria e dalla stessa propria famiglia industriale da commettere un errore di valutazione affidando la società all’avventuriero Ferrero. E Garrone, sampdoriano dentro e discendente di una famiglia con grande senso di responsabilità verso la città (come testimoniano i “salvataggi” di Carlo Felice e Sampdoria) che ne ospita da sempre gli affari, vorrebbe rimediare. Da qui la disponibilità a fare da garante e da sponda finanziaria all’operazione Vialli, sebbene l’idea di imbottire oltremodo di denaro l’uomo a cui di fatto aveva regalato la società cinque anni orsono non rappresenti per lui l’ideale da perseguire.
E’ un rompicapo, un cubo di Rubik. Ma i colori dei tasselli sono tutti uguali: blucerchiati. Gli attori in campo hanno il dovere di fare, tutti quanti, passi avanti o indietro a seconda del rispettivo ruolo nella vicenda. Perché in questa storia rischiano, chi più chi meno, di perdere tutti. E l’unica che non lo merita è la Sampdoria.
IL COMMENTO
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