
"Così male non sono mai stato", racconta Guglielmo a Primocanale, paragonando quello che ha passato alle vecchie influenze stagionali. "Tutto è iniziato il 14 marzo, con la febbre che continuava a salire così come un po' d'ansia". I giorni passano e a fargli compagnia, oltre alle diagnosi alle indicazioni per telefono del medico, c'è un saturimetro con cui controlla l'ossigenazione del sangue. "Da solo a casa più volte ho dovuto ricordarmi di mantenere la calma: questo perché mi era stato detto di controllare la frequenza respiratoria e non potevo permettermi di confondere un attacco di panico con una crisi".
La febbre scende, la tosse passa. A Guglielmo è andata bene. Dopo altri 14 giorni di quarantena da quando ha smesso di accusare gli ultimi sintomi, finalmente riesce a fare il tampone. Negativo. Per scrupolo, si sottopone poco dopo anche al test sierologico e risulta non reattivo. "Forse ancora non ho sviluppato gli anticorpi, ma di certo la mia non era una banale influenza", commenta qualche giorno dopo la fine di questa esperienza. "Nella mia stessa situazione si trovano o si sono trovate tante persone, persone che hanno affrontato il virus in solitudine, a casa e senza nemmeno avere una diagnosi certa". E l'invito è a non prendere sotto gamba tutte le precauzioni: "A 29 anni sono stato molto male e di notte pensavo a quanto persone più anziane con i miei stessi sintomi fossero state anche peggio".
IL COMMENTO
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