Un battito continuo, come se tuonasse o si sentissero a distanza i fuochi d’artificio, e invece no, è il rumore del giunto del viadotto Bisagno ogni qualvolta in autostrada a transitare sia un mezzo, più o meno pesante. E allora, il grido d’allarme che riecheggia dalle abitazioni sotto il ponte è chiaro e potente: andarsene da qui, il prima possibile, prima che qualcuno ci lasci la vita. “Noi vogliamo potercene andare da qua”, non ha più dubbi la portavoce del Comitato Abitanti sotto il ponte Bisagno Chiara Ottonello.
“Vogliamo che qualcuno acquisti le nostre case per potercene comprare altre, a nessuno sono state regalate, le abbiamo acquisite con sudore e fatica, abbiamo investito i nostri soldi per assicurare un futuro ai nostri figli”, prosegue Chiara. Gli appartamenti in via delle Gavette non si vendono più, chi li comprerebbe in questo momento? Con un ponte da cui quotidianamente precipitano oggetti? Sono solo alcune delle domande che i residenti pongono e alle quali vorrebbero risposte. “Questi – Chiara mi mostra dei pezzi di cemento – li ho raccolti l’altro giorno sul mio terrazzo, sono precipitati dal viadotto, insieme ad una lamella di 6 centimetri, oramai sto facendo la raccolta”.
Autostrade per l’Italia, attraverso le parole di ingegneri e tecnici, ha fatto sapere che il ponte è sicuro, che non ci sono pericoli. Entro la metà di giugno intanto, Autostrade ha comunicato l’inizio dei lavori, che perdureranno per tre anni. Un cantiere sulla testa, lo hanno definito i cittadini. Nel frattempo il municipio Media Val Bisagno con il suo presidente Roberto D’Avolio, ha proposto all’assessore del Comune di Genova Pietro Piciocchi delle soluzioni alternative anche per i parcheggi, con un unico obiettivo: “È fondamentale che si riesca ad impattare il meno possibile sui residenti che abitano in quella zona, proprio per questo dovrà essere messa a fuoco la soluzione migliore, viste le già numerose criticità che i residenti stanno vivendo”.
Che sotto il viadotto Bisagno sia impossibile continuare a vivere lo sanno anche a Roma, la ministra alle Infrastrutture e ai Trasporti Paola De Micheli è a conoscenza della situazione ed è concorde, come lo sono i politici liguri e genovesi, che gli abitanti di via delle Gavette (una trentina di famiglie), debbano essere trasferiti, e che di questo trasferimento se ne faccia carico Autostrade. “Noi adesso abbiamo paura perché tutto quello che sta succedendo non è possibile, vogliamo quindi che le istituzioni e Autostrade ci diano la possibilità di andarcene da qui, che ci acquistino le case e che ci permettano di comprarcene delle altre”, è il monito di Chiara Ottonello. Dove vorreste andare, le chiedo, e la risposta arriva puntuale: “Noi stiamo bene in questo quartiere, non abbiamo ambizioni o mire particolari, importante è non avere più il viadotto pericolante sulla testa”.
Tra preoccupazione, rabbia, ansia, gli abitanti di via delle Gavette ci confessano che spesso di notte non si dorme per la paura, e il buio è accompagnato da incubi. “Si esce con quel senso di timore e soprattutto non si dorme la notte, io non ho mai sofferto di insonnia ma adesso spesso mi agito per ogni minimo rumore e poi, come si dice, quando non si dorme si fanno tanti brutti pensieri”, ci racconta Rosella Ricci. Alle sue parole fanno eco quelle di Tiziana Benazzi: “Stiamo vivendo ogni giorno con un’ansia generale, ci siamo legati e uniti ancora di più tra noi, vorremmo risposte rapide su tutta la situazione che stiamo vivendo, non chiediamo troppo no?”. Disco diamantato di 30 centimetri, oggetti metallici, viti, calcinacci, quasi ogni giorno dal viadotto alto settanta metri piove di tutto. Insomma, una vita con gli occhi e il naso all’insù ma non per guardare le stelle.
cronaca
Viadotto Bisagno, esplode la rabbia dei residenti: "Autostrade deve pagare e trasferirci"
Quasi ogni giorno dal ponte precipitano calcinacci, dischi metallici, viti
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