cultura

Appuntamento venerdì 14 e sabato 15 agosto nell’Oratorio di Santa Caterina
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 Una madre borghese, snob ed ipocrita che porta al mare il figlioletto vestito da montagna ("Mater amorosa"), un’impiegata postale mal sposata e con due figli di cui non conosce le occupazioni che dialoga con il suo angelo custode ("Angelo di Dio…"), la bella tabaccaia fresca del funerale del marito ("Sali e tabacchi") e la donna scialba ed introversa che ha dedicato la propria vita alla cura di madre e zie paralitiche ("Zie e piccioni").

Venerdì 14 e sabato 15 agosto - dalle ore 20.45 – nell’Oratorio di Santa Caterina, Irene Ivaldi interpreta "Sale e Tabacchi", "Zie e Piccioni", "Mater Amorosa", "Angelo di Dio che sei il mio custode", i quattro monologhi femminili del commediografo piemontese Aldo Nicolaj, in occasione del centenario della sua nascita (15 marzo 1920): una 'maratona' teatrale di irresistibile e raffinatissima comicità.


Lo spettacolo, della durata di due ore, è interpretato dando molta importanza alla fisicità e alle peculiarità del linguaggio delle quattro figure femminili. La scena è spoglia, fatta di pochi oggetti per indicare i quattro diversi luoghi. Una performance brillante ed irresistibile, una sorta di stand up comedy retrò, dove Irene Ivaldi non si risparmia e che si adatta a qualsiasi situazione: dal classico palcoscenico a situazioni più raccolte, a luoghi non specificatamente teatrali.

“È un grande regalo quello che la famiglia Nicolaj ci ha fatto ordinando le opere di Aldo in un unico sito", dichiara la Ivaldi. "Ad una attrice quell'esposizione generosa di monologhi può dare un po’ le vertigini, come specchiarsi nella vetrina di Baratti, dove la nobiltà calda e liscia del cioccolato si intuisce tra le leziose e chiassose increspature delle confezioni”. 

Aldo Nicolaj è stata una delle voci più importanti ed irriverenti del ‘900 teatrale italiano: versatile e fecondo, esordì con opere di impegno sociale osteggiate dalla censura dell'epoca. Una vita movimentata: dalla deportazione in Germania durante la guerra (Buchenwald, Przemysl e poi Hammerstein) al soggiorno in Sudamerica come addetto culturale all'Ambasciata del Guatemala, al trasferimento a Roma. Seppe sperimentare diversi stili, passando con disinvoltura dal simbolismo al neorealismo, dal surrealismo al teatro dell'assurdo, senza mai perdere la cifra che le caratterizza: la critica ironica del modo di vivere contemporaneo, attraverso la descrizione della classe borghese e piccolo-borghese colta nella sua quotidianità