
Una situazione paradossale: questi due piani all'interno dell’edificio sono inutilizzati da tempo, ma potrebbero essere messi a disposizione dei ragazzi. I locali, infatti, erano prima quelli di una azienda e di un istituto professionale, poi dismessi. Da anni il dirigente scolastico, Angelo Capizzi prima e ora Cinzia Baldacci, chiede alle istituzioni di poter intervenire. "Abbiamo bisogno di laboratori più ampi e non è una questione legata al distanziamento, ma proprio per una migliore formazione dei ragazzi", commenta Baldacci che dal primo di settembre è entrata in carica come nuovo preside. "Ci auguriamo che si trovi il modo prima o poi per ampliare la nostra scuola che dà grandi sbocchi professionali".
Questo storico istituto, nato nel 1989, è di competenza di Città Metropolitana di Genova, ma gli spazi sono "proprietà di Spim, società pubblica che promuove patrimonio immobiliare del Comune di Genova", spiega Davide Nari, dirigente del servizio edilizia scolastica di Città Metropolitana. "Già in passato abbiamo provato a muoverci per capire se c’è una possibilità di acquisire gli spazi, ma abbiamo bisogno di fondi". Fondi necessari, oltre che per l’acquisizione, anche per le necessarie ristrutturazioni che servirebbero per rendere agibili e fruibili le due aree. "Stiamo valutando come muoverci per reperire fondi, una possibile soluzione sarebbe quella di ricorrere al Recovery Fund". La speranza è quindi che il Covid-19 si trasformi in opportunità e sia uno stimolo per riflettere sul tema dell’edilizia scolastica non solo genovese, ma ligure.
IL COMMENTO
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