porti e logistica

Le parole del Ceo Thamm cambiano lo scenario in porto
1 minuto e 54 secondi di lettura
“Siamo molto interessati al progetto di una nuova stazione marittima a Calata Gadda: le parole pronunciate oggi da Michael Thamm, Ceo di Costa Crociere, sono un fulmine a ciel sereno. Rilanciando un’idea che sembrava destinata a restare chiusa in un cassetto, il numero uno della compagnia spariglia le carte della portualità genovese che oggi rischia, dopo una fragile pace, di ripiombare nello strazio dei veti incrociati che da sempre ne minano le potenzialità.


Che intenzioni ha Costa Crociere? Vuole percorrere da sola la strada del suo rilancio sul capoluogo ligure? Vuole davvero costruire una nuova stazione marittima in autonomia, senza dialogare con la società che gestisce quella esistente, partecipata a maggioranza da Msc?


Eppure nelle ultime settimane la strada era sembrata completamente diversa: tra i colossi del porto era iniziato un dialogo che pareva destinato a riportare la pace sulle banchine. A Psa veniva dato il via libera all’incorporazione del terminal Sech facendo venire il mal di pancia a diversi terminalisti, Msc poteva inglobare il gruppo Messina con altrettanta serenità e sulla stazione marittima sembrava apertissimo il dialogo a una soluzione condivisa, così come avvenuto alla Spezia dai tre big (Costa, Msc e Royal Caribbean). È cambiato qualcosa?


Tra l’altro in queste settimane si sta anche definendo il progetto di riqualificazione dell’Hennebique, preso in carico dalla Vitali: una parte del vecchio silos, una volta convertito, dovrebbe essere destinato proprio a un terminal crocieristico. Non è la soluzione definitiva, perché lo spazio all’Hennebique è inferiore alle necessità, ma un’aggiunta all’offerta del polo crociere genovese che sembrava ingolosire entrambe le grandi compagnie. Non è più così?


Eppure la crisi imposta da Covid, che ha azzerato i fatturati delle crociere, sembrava suggerire una via più agile agli accordi: nemmeno il rischio di una recessione potenzialmente fatale riesce a frenare gli istinti alla lotta?


Un tema, questo, che dovrà finire rapidamente sui tavoli della politica regionale, comunale e su quello dell’Autorità Portuale: servono soluzioni rapide e condivise, nell’interesse delle aziende ma anche del territorio che le ospita e di tutti i lavoratori portuali che hanno il diritto di conoscere il futuro che li attende.