
"Pensare a un lockdown a Natale mi pare francamente prematuro. Sparare dicendo che ci sarà una chiusura mette solo tanta paura nella popolazione e tanto allarme per uno dei momenti più belli in un anno che è stato molto difficile. Dobbiamo stare attenti a fare certe affermazioni, le scelte di una nuova serrata spettano alla politica, che deve decidere in base ai dati e all'andamento della curva epidemiologica", afferma Bassetti all'AdnKronos anche in veste di componente della task force Covid-19 della Regione Liguria. "Prima di parlare di lockdown iniziamo a vedere gli effetti che avrà il nuovo Dpcm nelle prossime settimane", sottolinea.
L'effetto del tracciamento non lo vedremo "mai, ormai il tracciamento italiano è fuori controllo, è al collasso. In Italia in questo momento è inesistente. E' la Caporetto della prima linea difensiva", ribadisce Crisanti dalle colonne dei due quotidiani. "Queste erano cose che si dovevano fare tre mesi fa. E già era tardi anche allora. In uno stato di emergenza bisogna cercare di interrompere l'epidemia e l'unico modo che abbiamo adesso sono le misure di restrizione, quelle che gli inglesi chiamano circuit breaker, cioè un interruttore. E poi il tracciamento, che però non sta funzionando. Non abbiamo altre opzioni. Se continua così bisogna quindi introdurre lo stop, chiudendo prima gradualmente attività come bar e ristoranti". Uno stop, dice sul Messaggero, per "tre settimane, per le feste di Natale", cosa ribadita anche su La Stampa: "continuando così sarà lockdown a Natale".
In altri Paesi Ue non stanno procedendo con lockdown generalizzati, "ma con chiusure molto circoscritte e limitate", è l'opinione del professor Bassetti in contrasto con Crisanti. In Liguria "si stanno muovendo anche le Regione e le città con misure più strette, ad esempio a Genova da oggi verranno inasprite le norme. Se i numeri in alcune regioni o città dovessero aumentare, è evidente che si dovranno trovare delle strategie di contenimento, ma prima di arrivare alla chiusura vanno presi altri provvedimenti".
Crisanti non ha dubbi, "serviva un piano nazionale", per un sistema - quello del contact tracing - che non funziona. "In genere, una persona in media viene in contatto con 15-20 persone negli ultimi 5 giorni, quindi significa che se un sistema di contact tracing funzionasse al 100% oggi su quasi 7.500 casi positivi avremmo dovuto mettere in isolamento 150mila persone. Ne abbiamo isolato circa 5mila, significa che abbiamo lasciato il 95% dei contatti liberi di andare dove vogliono. Questa non era una cosa da fare a livello regionale", conclude il microbiologo dell'Università di Padova
IL COMMENTO
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