Dal governo arriva finalmente una botta di buon senso. Dice Dario Franceschini, il ministro dei Beni culturali e del Turismo: "L'Ariston è un teatro come tutti gli altri, le norme non consentono alcun pubblico, neanche di figuranti". Il Comitato tecnico scientifico (Cts), poi, osserva: "Il Festival potrebbe attirare a Sanremo migliaia di persone, provocando assembramenti non consentiti". In più, rileva lo stesso Cts, nessuno sa se al momento delle canzonette la Liguria sarà gialla, oppure arancione o rossa: in questi ultimi casi, nelle condizioni che non consentono praticamente nulla.
E il problema non riguarda solamente la presenza o meno del pubblico nella sala dell'Ariston. Gli spettatori in teatro, con opportuni accorgimenti e distanziamento di 2 o 3 posti l'uno dall'altro, potrebbero rispettare le distanze di sicurezza. Il vero problema avverrebbe dietro le quinte, con quasi 1.000 persone stipate tra camerini, corridoi, e spazi angusti. Il Covid, in questo frangente, potrebbe davvero colpire pesantemente su persone che poi, al di fuori dall’Ariston, porterebbero contagi ovunque, a Sanremo e in Italia (LEGGI QUI).
Altro che Festival! Difatti la Liguria si sta rivoltando: oltre a tutte le altre valutazioni, se la pandemia rinforzasse a causa di troppi contagi a Sanremo, provocati dalla kermesse, il conto lo pagherebbe l'intera regione, scivolando ad una colorazione più "costringente", con esiti peggiorativi, se mai non bastassero gli attuali, dello scenario economico.
Di fronte alle parole del ministro Franceschini, Amadeus e Fiorello hanno minacciato di mollare tutto, perché loro un Festival senza pubblico non lo fanno. Vabbè, ce ne faremo una ragione. E dovrebbe farsela, bella grossa, anche il sindaco di Sanremo Alberto Biancheri. Rischia di non percepire 5 milioni dalla Rai e quindi di vedere Palazzo Bellevue andare in default? Come giustamente osserva Maurizio Rossi su questo stesso sito, benvenuto a Biancheri nel mondo dei mortali, che non hanno le entrate di un Festival e di un Casino' ai quali aggrappare i loro conti.
Conosco bene Sanremo per averci lavorato degli anni. Con tutti i denari che nel tempo ha smazzato, dovrebbe avere i marciapiedi lastricati d'oro. Se non è così è perché le amministrazioni civiche, di ogni colore, hanno pensato di sperperarlo malamente, quel denaro. E tralasciamo, per carità di patria, gli scandali che nel tempo si sono vissuti. Ultimo quello dei furbetti del cartellino: avete presente chi timbrava in mutande e dintorni?
Biancheri in termini di lungimiranza non è stato meglio dei predecessori. E anche in questa storia mostra di avere la vista corta. Si preoccupa dei cinque milioni che la Rai non gli darebbe se il Festival 2021 opportunamente slittasse e non, invece, del precedente al quale aprirebbe le porte: una kermesse in gran parte finta, con un Ariston ridotto a studio televisivo (Amadeus dixit) e quindi a totale dimostrazione della tesi di Viale Mazzini, secondo cui Sanremo in realtà si potrebbe tranquillamente fare a Roma o dovunque la Rai possegga un palcoscenico. È, in grande, la stessa logica che a lungo non ha portato al Festival i fiori di Sanremo. La quale, tuttavia, per una qualche ragione verrà chiamata anche Città dei Fiori...!
Anche di tutto ciò vorrebbe rendersi rendersi complice il sindaco Biancheri? Anche di una evidente discriminazione economico-finanziaria che il finto Festival di Rai e Amadeus provocherebbe? Perché oltre al Comune, il loro bell'interesse lo avrebbero anche altri. Ad esempio il proprietario dell'Ariston, Walter Vacchino, che vedrebbe trattato il suo teatro diversamente dagli altri, cioè aperto anziché chiuso, come giustamente rileva il ministro Franceschini.
Oppure gli hotel che potrebbero lavorare con la parte di carrozzone, minima, che il finto Festival si porterebbe dietro, mentre gli altri stanno chiusi. Perché il vero Sanremo in un mese vale, economicamente, quasi un anno per tutto l'indotto di negozi, bar e ristoranti. Alcuni dei quali, in vero, porterebbero i loro pasti nel teatro-studio tv e negli alberghi di cui sopra: ma solo alcuni, sia chiaro. Gli altri, la stragrande maggioranza, continuerebbero nel loro disgraziato nulla di questi tempi.
Il finto Festival in era di pandemia, dunque bisogna ammetterlo, qualche beneficio lo porterebbe: ai pochi che pure in epoca di normalità sono un po' più uguali degli altri. Del resto, a Sanremo funziona così da sempre: se hai dei voti da portare, o altre motivazioni forti riconosciute dalla politica, il tuo saldo legame con Palazzo Bellevue è garantito. Con annessi benefit, chiamiamoli così.
Su tutto, però, si staglia il pericolo per la salute pubblica dei liguri. E, di conseguenza, per gli effetti sulla già malconcia economia regionale. Se di queste due cose il sindaco Biancheri, i vertici della Rai e il governo vogliono fregarsene, vadano avanti con il loro finto Festival. Altrimenti si fermino pensino davvero all'interesse generale. Cioè al vero motivo per il quale occupano le loro ben retribuite poltrone.
cronaca
Biancheri, gli interessi del finto Sanremo e il conto pagato dai liguri
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