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Sui vaccini: ritardi non solo nella distribuzione
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“Mi aspetto prima di tutto un Governo di esperti o come è stato definito il Governo dei migliori”. L’auspicio di Matteo Bassetti direttore di Malattie Infettive al San Martino di Genova è che il Premier incaricato scelga nei ministeri chiave persone anche al di fuori della politica:

Il Professor Draghi penso che sia la miglior figura che il paese potesse esprimere – dice Bassetti a Primocanale - Mi auguro che nei dicasteri più significativi possano affiancarsi tecnici e politici. Penso che per la gestione della pandemia, così come per la situazione economica, per la scuola, l’università e la cultura, ci sia bisogno sempre più di tecnici e di chi sa già e ha imparato sul campo come portare un servizio al proprio paese. Mi auguro che ci sia una nuova ripartenza perché ne abbiamo bisogno anche nella gestione dell’emergenza coronavirus”.

E a proposito di pandemia Bassetti sottolinea che il problema della distribuzione dei vaccini agli italiani non è soltanto legata ai ritardi delle case farmaceutiche:

Sicuramente qualcosa non ha funzionato: per gli approvvigionamenti, ma anche nella gestione della campagna vaccinale. Se anche avessimo oggi milioni di dosi di vaccino, non credo che saremmo in grado di fare 500.000 vaccini al giorno come dovremmo fare per arrivare ad una immunità di gregge entro l’autunno”.
“Al di là dei problemi logistici – aggiunge il direttore di malattie infettive del San Martino - ci sono problemi organizzativi, è il momento di cambiare passo: meno centralizzazione, meno tendoni, più praticità. Quello che si sta realizzando a Genova con l’utilizzo della fiera, dei magazzini del cotone, la possibilità di utilizzare cinema e teatri, è quello che i tecnici avevano detto all’inizio: usiamo quello che abbiamo”.

“Nei vaccini servono due cose e sono due ‘S’: spiegare, cioè parlare alla gente e far capire perché un vaccino funziona o no, e semplificare. E’ una materia difficile, evidentemente comprare tendoni e assumere persone per gestire la vaccinazione a livello centrale non ha funzionato. Ora è il momento della semplificazione”.

C’è poi la fascia che non copre gli under 55 e gli over 80. Una fetta di popolazione che sembra destinata a dover aspettare il vaccino più degli altri. Per Bassetti c’è un problema di fondo ancora non risolto: “Abbiamo stretto un accordo con AstraZeneca che doveva garantire più vaccini all’Italia. I risultati non sono stati eccezionali come per Pfitzer e Moderna. Ma AstraZeneca è comunque un ottimo vaccino”.

Escludere gli over55 per Bassetti rischia di essere un errore: “Non dobbiamo guardare solo la percentuale di efficacia del vaccino. Sappiamo che il 65% di chi fa il vaccino di AstraZeneca non sintomi. Ma i sintomi possono essere molto blandi, un po’ di raffreddore o poche linee di febbre. Cerchiamo allora di guardare i vaccini nel modo corretto. Quanti di quelli che hanno fatto il vaccino hanno poi preso la polmonite? Quanti sono andati in ospedale? Quanti sono morti? Zero.

Per questo Bassetti sostiene una soluzione pragmatica: “In un momento in cui fossimo pieni di altri vaccini più efficaci è evidente che li preferiremmo. Ma in questo momento l’obiettivo è mettere in sicurezza la maggior parte delle persone. Allora andrebbe bene il vaccino AstraZeneca, oppure apriamo ad altri vaccini, il vaccino russo per esempio. Perché altrimenti difficilmente arriveremo all’immunità di gregge.
Perché ci siamo dovuti limitare dicendo che il vaccino AstraZeneca si poteva fare fino ai 55 anni? Gli inglesi lo usano per tutte le categorie di persone, i dati sembrano dare ragione a loro”.