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Sensibilità femminili fatte di sostanza e concretezza; donne capaci di scorgere le risorse che spesso l’entroterra ligure sa nascondere, dai segreti delle erbe alimentari, a quelli delle piante per la cosmesi; dall’allevamento delle pecore da lana, fino alla coltivazione del luppolo per la produzione di birra; dall’impagliatura delle seggiole, alla realizzazione degli stampi in legno per i corzetti.
Un racconto di esistenze intense, autentiche, colorate dal buon sapore della gioia di vivere fra i monti, immerse nel paesaggio rasserenante della val di Vara.
Conoscere queste “belle persone”, vederle sorridenti e felici nel mondo che hanno scelto di vivere, del quale hanno scoperto e apprezzato le virtù, ha lasciato davvero un buon retrogusto e la convinzione che chi ama ciò che fa può entrare profondamente in armonia con l’ambiente che ne ha ispirato i propositi.
Sarà difficile raccontare fino in fondo il calore dell’ospitalità, la serenità e la caparbietà di ciascuna di loro, ma valeva la pena di tentare, nella speranza di esserci avvicinati il più possibile alla realtà.
In tanti – forse troppi – andiamo predicando che il nostro entroterra è capace di dare molto a chi sa riconoscerne le potenzialità. Però i discorsi non salvano i monti, né restituiscono dignità ai territori: nel migliore dei casi alimentano solo le speranze.
Per fortuna c’è chi produce economia quotidiana materializzando i propositi, dando forma concreta ai progetti, se non proprio ai sogni. E quando ci si trova di fronte a chi ha saputo mantenere la fermezza e la determinazione necessarie per realizzarli, ci si sente bene, come se un po’ di quella soddisfazione passasse da una persona a un’altra grazie a una strana osmosi, quasi a dire che bisogna sognare per avere una meta da raggiungere.
E non parlatemi di quote rosa, che qui proprio non ce n’è bisogno.
IL COMMENTO
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