"E' passato un quarto di secolo da quell'omicidio, ma io non mi sono scrollato ancora l'ombra di sentirmi sospettato da chi non mi conosce. Per questo dopo i familiari di Nada credo di essere la persona che più di ogni altro desidera che venga preso l'assassino".
Torna a parlare dopo tanti anni Marco Soracco (nella foto in un'immagine pubblicata sul suo profilo di Fb) il commercialista di Chiavari titolare dello studio di via Marsala dove il 6 maggio del 1996 venne uccisa la sua segretaria Nada Cella, ammazzata a 24 anni, massacrata con un oggetto mai rinvenuto da un assassino ancora senza nome.
Soracco oggi ha 58 anni vive ancora ma non ha più lo studio in via Marsala, il palazzo della tragedia. Fu il primo indagato e anche sbattuto su tutte le prime pagine dei giornali come il possibile assassino perché fu lui a trovare Nada agonizzante alle 9.05 della mattina: la segretaria morirà dopo alcune ore all'ospedale San Martino di Genova.
Soracco si dice che sul luogo del delitto, sul muro siano state trovate macchie di sangue di un dna femminile che non appartiene a Nada...
"E non appartiene neppure a mia mamma e mia zia e la donna delle pulizie dell'ufficio, sono già state escluse dalle indagini svolte anni fa"
Per lei chi ha ucciso Nada?
"Non lo so, tutte le piste percorse dalla polizia sono poi finite in un nulla di fatto, si sono bloccate per la mancanza di riscontri, nessuna delle persone sospettate poteva odiare tanto Nada da ucciderla con tanta violenza, nessuna. Non si capisce perchè tanto odio, perchè...".
Cosa pensa delle indagini svolte dalla polizia?
"Sono partite in ritardo e hanno subito puntato di me. Quando si sono accorti che non era così sono stati costretti a ripiegare su altre piste, ma a quel punto erano in ritardo e allora è stato tutto più difficile. Perchè non era più possibile avere dei riscontri telefonici perchè i termini per richiederle erano scaduti. Se invece si fossero mossi subito".
Nel palazzo fra i potenziali sospettati c'erano molte persone strane.
"Sì. è vero, c'era un campionario, un'antologia di stranezze, la Signorini, la disabile, qualcuno che aveva sentito qualcosa, altri che non avevano sentito nulla, sono morti quasi tutti e nel palazzo non ci abita più nessuno".
Anche lei è strano...
"Sono solo freddo, non espansivo, non è colpa mia sono fatto così, la polizia mi ha preso di mira perchè non aveva niente di meglio su cui indagare, non aveva niente a portata di mano, ero il datore di lavoro e avevo trovato io Nada agonizzante, lo capisco, anzi non lo capisco proprio".
Quanto è stato pesante vivere con l'ombra di sentirsi sospettato di un omicidio?
"E' stata dura la pressione della stampa, ho subito pressioni forti, m hanno descritto come un mostro, solo perché sono freddo".
Fra i sospettati a un certo punto sono finite anche sua mamma e sua zia. Come stanno?
"Sono due anziane, mia mamma ha ottantasei anni, mia zia novantaquattro. Hanno avuto tutte e due il covid, ma l'hanno superato, mia zia è in una rsa".
Si disse che lei poteva essere innamorato di Nada?
"Una bugia, non la conoscevo neanche bene, era riservata, come me, per questo non mi piaceva, certo mia mamma vole trovarmi una fidanzata...".
L'ha trovata?
"No, sono single".
Perché ha lasciato l'ufficio del palazzo di via Marsala?
"Avvertivo un'atmosfera pesante, così ho cambiato, ho cambiato ufficio due volte, adesso sono in via Bixio, nel palazzo delle esposizioni"
Le indagini sono riaperte: la polizia scientifica di Roma riesaminerà con nuove e più sofisticate tecniche gli oggetti e le macchie di sangue repertate nello studio del delitto.
"So che provano sempre sottoponendo a nuovi esami tutto ciò che è stato sequestrato, sangue, bottone, capelli, bulbi piliferi".
Un quarto di secolo con un'ombra addosso: tornerà a mai a vivere sereno?
"Io sarei anche sereno, chi mi conosce sa che non ho ucciso, ma sento che intorno c'è qualcuno che pensa a me come un assassino, ha quell'idea. E purtroppo io non posso fare niente per fargli cambiare idea".
cronaca
Venticinque anni fa l'omicidio di Nada Cella, il commercialista: "Trovate l'assassino"
Marco Soracco, indagato e poi prosciolto: "Sino a quando non sarà scoperto io sarò sospettato.
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