
La discussione sull'opera iniziò nel 2000 mentre l'accordo di programma è del 2013 "ma noi abbiamo fatto una delibera a maggio che ha sancito la nostra uscita da questo accordo - spiega Mangiante - quello che potevamo fare lo abbiamo fatto, anche se ci sono ancora armi da usare, come un ricorso al Tar contro alcuni vizi dell'accordo stesso e poi puntiamo ad un percorso politico che metta insieme i Comuni di Lavagna, Chiavari, Leivi, Carasco e Cogorno insieme ai consiglieri regionali della zona e quelli metropolitani. Gradita anche l'ipotesi alternativa di uno scolmatore a monte proposta da Confindustria Tigullio.
Il sindaco che precisa "vogliamo mettere in sicurezza la zona", chiede alle istituzioni, Regione e Città metropolitana, di trovare una alternativa progettuale e di convocare una nuova conferenza dei servizi forte anche di uno studio che dimostri come l'alveo del fiume Entella sia cambiato nel corso degli ultimi 20 anni. Ma i lavori sono stati già affidati e il tempo stringe. "Tra i rischi, oltre al danno ambientale in questo meraviglioso polmone verde, c'è anche quello dell'abbandono dei coltivatori, una trentina sono gli appezzamenti, che avrebbero problemi logistici a muoversi da un lato all'altro dell'argine con i loro mezzi".
E anche alcuni residenti sulle rive del fiume Entella temono che l'opera possa anzichè proteggere, danneggiare le loro case "che non sarebbero al riparo degli argini ma riceverebbero l'acqua che vi rimbalzerebbe, aumentando il danno" spiega Rossella, da sempre residente della zona.
Non utlima polemica quella sui rischi che questa opera comporterebbe per Chiavari, sulla sponda opposta all'argine, che si vedrebbe "sommersa dalle acque del fiume in caso di piena".
IL COMMENTO
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