
La direzione dell’ospedale, rappresentata dal vice presidente Giuseppe Zampini e dal direttore generale Adriano Lagostena, la stessa che ha pensato e redatto il progetto del nuovo ospedale, dovrebbe appellarsi al Consiglio di stato ma il problema è più profondo: con i siluri che lo stanno colpendo da tutti i lati sembra proprio che il nuovo ospedale non debba mai vedere la luce.
Sembra infatti che alla base dei continui travagli di questo progetto ci sia il metodo scelto da Zampini: stimato uomo d’impresa, una lunga storia al vertice di Ansaldo Energia e di Confindustria, si sta scontrando con una realtà caratterizzata da minore autonomia gestionale, in cui è determinante impostare un dialogo proficuo con gli interlocutori esterni. Una posizione più politica che industriale.
Dopo il brutto colpo subito a giugno, quando il bando da 136,7 milioni per la realizzazione del primo lotto del nuovo ospedale, da completare in poco meno di cinque anni, era andato deserto, il presidente Toti (che è anche assessore alla Sanità) aveva convocato Zampini e Lagostena per chiedere sostanziali modifiche. Ora questo secondo schiaffo che provoca l’entusiasmo dei comitati contrari all’opera.
Sullo sfondo c’è la proprietà del Galliera che, dopo la nomina del nuovo Arcivescovo (Mons. Marco Tasca ha sostituito il Cardinale Angelo Bagnasco), potrebbe avere cambiato atteggiamento nei confronti di questo progetto che, tra un ricorso e un fallimento, dopo una gestazione di ormai 10 anni, rischia di nascere obsoleto. Il nuovo vecchio Galliera.
IL COMMENTO
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