Cronaca
Inizia il processo ai coniugi Giusto per la sottrazione di Vika-Maria
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Inizia il processo a Genova per i coniugi Alessandro Giusto e Maria Chiara Bornacin, la coppia genovese affidataria di Vika, la bambina bielorussa di 10 anni nascosta per circa un mese per non farla tornare in patria dove, secondo i Giusto, correva il pericolo di subire violenze sessuali nell'orfanotrofio di Vileika. I due sono accusati di sottrazione di minore, La bimba era rimasta nascosta dal 7 al 27 settembre 2006 in un istituto religioso in valle d'Aosta con le due 'nonne'. Oltre alla coppia sono imputati, con la stessa ipotesi di reato, Bartolomeo Giusto, padre di Alessandro, le due 'nonne' complici nella fuga, Maria Bordi e Maria Elena Dagnino, il parroco di Cogoleto, don Danilo Grillo, e il canonico Francis Darbellay, responsabile del convento che alloggiò la piccola senza darne comunicazione all' autorità giudiziaria che la cercava in tutta Italia e anche all'estero. Gli imputati sono difesi dagli avvocati Giovanni Ricco e Nicola Scodnik del Foro di Genova. Nel corso dell' udienza, a cui non parteciperanno gli imputati, si terrà solo la costituzione delle parti, poi il processo verrà subito rinviato. Parte offesa nel processo si è costituito Nikolai Ivanovic Volchokov, direttore dell'istituto per minori di Vilejka, tutore della piccola Vika, assistito dall'avv. Diego Perugini del Foro di Roma. "Non presenzieremo al processo - annuncia l'avv. Perugini - anche se non abbiamo ritirato la querela di parte". La vicenda della bambina bielorussa oltre che caso umano era diventato un caso diplomatico in quanto il governo di Minsk aveva minacciato di interrompere i rapporti con l'Italia, di sospendere gli oltre 150 casi di procedimenti adottivi pendenti e di non far più venire i bambini in vacanza terapeutica presso le famiglie italiane. Per questo l' Italia si divise tra chi sosteneva la famiglia affidataria e chi la via della legalità, soprattutto i genitori aderenti alle varie associazioni che lavorano da anni per permettere ai bambini bielorussi di venire a trascorrere le vacanze terapeutiche in Italia. Ma i coniugi Giusto, accusati da più parti di aver agito per egoismo, hanno sempre sostenuto di aver agito solo per aiutare Vika. Straziante per i coniugi Giusto era stata la partenza di Vika di notte, portata via dalle forze dell' ordine dall' istituto di suore dove era stata ricoverata, in esecuzione del provvedimento del Tribunale per i minori che prevedeva l'immediato rimpatrio della bambina. A nulla era valsa la corsa in auto fino allo scalo genovese di Alessandro e Chiara, dei nonni, del sindaco Zanetti e di una ventina di abitanti di Cogoleto, pronti a tutto pur di non far decollare quell'aereo. Vika comunque ora vive tranquilla, non più nell'istituto di Vileika, ma affidata ad una coppia di coniugi bielorussi insieme al fratellino Sasha, di otto anni. Nel frattempo i coniugi Giusto sono diventati genitori otto mesi fa del piccolo Emanuele e continuano a sperare che a 18 anni Vika possa tornare con loro che considerano "la figlia del cuore" a tutti gli effetti. Vika, che li ricorda sempre con grande affetto, quando ha saputo che le era nato il fratellino lontano, ha preso dei pezzettini di vetro levigato, raccolto sulla spiaggia di Arenzano, dove ha vissuto con i genitori affidatari, e li ha incastonati in una croce di legno che ha inviato a Don Danilo, che lo ha subito appeso all'ingresso della sacrestia.
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