Politica

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C’è il rischio molto forte di cadere nella retorica volendo ricordare Paride Batini. Il giovanissimo camallo che, passo dopo passo, diventa il leader del portuali del più importante porto del Mediterraneo. Batini è stato uno dei 10 uomini più importanti della città, dopo il sindaco, l’arcivescovo, il presidente della Carige, quello della Camera di Commercio e quello degli Industriali e, evidentemente, quello dell’Autorità portuale.

Batini era un mix di tradizione, di conservazione, ma anche di intelligenti prospettive come quando, a metà degli anni Ottanta, dopo avere strenuamente resistito alla privatizzazione del porto, riuscì a mantenere in vita la sua Compagnia dei camalli, a modernizzarla, grazie anche, ricordiamolo a uno strettissimo rapporto con il cardinale Siri. Fu la mediazione del principe della Chiesa a evitare ai tempi della presidenza del Cap di Roberto D’Alessandro, uno scontro che sarebbe stato tragico per l’economia della città già stremata.

Dal porto senza l’ombra di una nave si passò a un porto in crescita, con i privati da una parte e la compagnia dei portuali dall’altra a fare il suo lavoro. E’ stato amatissimo dai suoi e contestatissimo da gran parte della borghesia imprenditoriale genovese che in lui identificava la conservazione nel porto e, quindi, l’impossibilità per Genova di adeguarsi a un mondo che cambiava con la velocità del suono. Il porto è storicamente luogo di contrasti violenti. Batini ci è vissuto dentro, riuscendo a governare la trasformazione. Con la sua scomparsa finisce un’epoca segnata da momenti tremendi e altri esaltanti.

Finisce anche un mondo fatto di modi schietti, ruvidi e genuini, ma onesti, di quel genovese parlato in qualunque occasione e davanti a qualsiasi personaggio (con Siri i colloqui erano in genovese strettissimo), di un leader sindacale e politico della sinistra italiana che con i capi del Pci, che allora comandava il porto, poteva essere d’accordo o in totale disaccordo. Rinaldo Magnani quando governò il Consorzio, di lui diceva che se fosse nato in Cina sarebbe stato Mao tse Tung.

Ma Batini rifiutava di essere un personaggio e quando recentemente qualcuno lo indicò come possibile commissario dopo le ultime vicende rispondeva: “Io ho altro da fare perché devo mettere insieme il pranzo con la cena”.