Gianfranco Zoja, 55 anni, e Massimo Porcile, 39 anni, arrestati nell'ambito dell'indagine della Digos di Roma su un nuovo gruppo di lotta armata in Italia riconducibile alle Brigate Rosse, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere di fronte al giudice per le indagini preliminari Ferdinando Baldini che li ha raggiunti nel carcere genovese di Marassi, stamattina, per l'interrogatorio di garanzia. Zoja, assistito dall'avvocato Dario Rossi, ha deciso di non rispondere in quanto, secondo il legale "non riconosce l'autorità costituita". Porcile è invece rappresentato dall'avvocato Laura Tartarini. Dopo essersi riservato qualche ora per decidere, il gip ha stabilito che i due rimarranno in carcere, convalidando il fermo per entrambi. A Zoja è stata confermata l’accusa di appartenenza alla banda armata, mentre il giudice ha ritenuto non sussistano elementi per l’accusa di concorso nel possesso delle armi; a Porcile confermata l’accusa di detenzione delle armi ritrovate nel casolare di Sori, mentre il gip ha condotto l’interrogatorio di garanzia in rogatoria per Roma per la partecipazione alla banda armata
Cronaca
I Br genovesi non rispondono al gip: "Non riconoscono autorità"
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