Politica

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Marta Vincenzi, risponde dalle pagine del Secolo XIX al presidente della Regione Claudio Burlando che, in un’intervista a Umberto La Rocca, direttore del Decimonono aveva sottolineato la necessità, da parte dei sindaco di Genova, di un recupero del rapporto con i suoi concittadini. Il sindaco afferma che questo avviene se i Comuni hanno i soldi per realizzare certi lavori. Giusto fino a un certo punto. Senza soldi i Comuni possono fare pochi lavori, ma a volte un dialogo è ugualmente possibile, soprattutto se viene realizzato sulle piccole cose della vita quotidiana lasciando per un po’ da parte i grandi temi “nobili”: gronde, moschee, inceneritori. Temi, lo ripeteremo fino alla noia, indispensabili alla ripresa di Genova che, se resta isolata come è oggi, ha pochissime chances di sviluppo.

I genovesi chiedono a Marta Vincenzi l’ordinaria amministrazione, cioè che questa città sia mantenuta dignitosamente, nelle sue strade, nei marciapiedi, sui muri. Chiedono al sindaco di battersi perché gli autobus siano mezzi di trasporto e non carri-bestiame, perché i vigili tornino sempre di più ad essere vicini ai cittadini e non solo esattori di contravvenzioni, perché gli uffici comunali non siano condizionati da una burocrazia che rende difficile la vita in una città ricca di anziani.

Ordinaria amministrazione, non grandi opere. Il dialogo si riallaccia così, di casa in casa, di strada in strada. Certo, dice Marta Vincenzi, i primi due anni di guida della città sono serviti a dare l’ accelerata su alcuni temi che, a suo avviso, erano fermi. Certo la gronda ora è decisa e servirà a rifarci muovere in città e da e per Milano. Ma migliaia di genovesi vivono tutti i giorni disagi semplici, forse banali, ma per loro insormontabili. Una casa fredda, una strada sconnessa, un marciapiede pericoloso, un autobus sul quale non si riesce a salire. E su questi disagi si può rompere un rapporto, quello tra sindaco e cittadini, che è l’essenza dell’amministrare. Marta Vincenzi queste cose le sa. Ha dovuto per anni lottare contro chi le ha posto ostacoli su ostacoli lungo il suo percorso politico. Ora, trascorsi i primi due anni di mandato, deve cambiare marcia. Usare uno stile diverso che ascolti le voci della vita di tutti i giorni, stile grigio magari, meno nazionale, ma più “familiare”.