Politica

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Marta Vincenzi è sindaco di Genova da tre anni, eletta a grande maggioranza dopo essere stata scelta con il confuso sistema delle primarie. Enrico Musso è stato consacrato candidato del centrodestra con un metodo simile a quello del berlusconiano predellino, dal plenipotenziario azzurro in Liguria, il ministro Claudio Scajola. Mancano due anni alle elezioni comunali di Genova e i due sono già contestati, soprattutto all’interno degli schieramenti che dovrebbero sostenerli.

La Vincenzi, lo ricorderanno in molti, veniva definita “una risorsa”, la stessa definizione era stata affibbiata a Musso. Oggi i due per molti sono soltanto due mine vaganti, lei perché agirebbe troppo di testa sua, non ascoltando i diktat del partito e dei suoi anziani notabili, non sarebbe allineata e quindi potenzialmente incontrollabile. Incontrollabile anche Musso che eletto nel Pdl si è spesso distinto per posizioni molto critiche nei confronti del Cavaliere e dei suoi sudditi. Buoni motivi, per l’una e per l’altro, per essere messi in discussione.

Il problema è che né il centro sinistra, né il centro destra hanno al momento, candidati di scorta. Allora, nel mezzo di questo magma, spuntano gli outsider. Per esempio l’ipotesi di un candidato del centro sinistra scelto più al centro, magari un signore o una signora vicini all’Udc di Casini, alleata di Burlando tanto da averlo fatto vincere su Biasotti e nel centro destra un rappresentante della Lega, come ha chiesto nell’ultima puntata di Destra/Sinistra il segretario regionale, Francesco Bruzzone. Provocazioni? Assolutamente no: gli alleati organici avrebbero tutto il diritto di ambire alla più alta poltrona cittadina (per la verità l’Udc è alleata di Burlando ma non della Vincenzi) per un principio di pari dignità.

Qualcuno ipotizza addirittura uno scenario di frammentazione dove a sinistra c’è il Pd con un candidato, ma anche una lista civica della Vincenzi e a destra il Pdl con un suo candidato e Musso che guida una sua lista autonoma. In realtà, al di là delle due “mine vaganti” si sta muovendo all’interno del Pdl e del Pd una resa dei conti interna su chi deve governare i partiti.

Nel Pdl il malcontento è motivato dall’insuccesso delle regionali caricato tutto sui dirigenti, nel Pd dal carattere del sindaco che farebbe scelte troppo svincolate dal consenso popolare, ma sarebbe anche l’esito di una disputa tra i vecchi e i giovani che, a parole vengono lanciati, ma nei fatti sono mal sopportati. I prossimi mesi, soprattutto l’autunno, serviranno a fare le scelte definitive. Se si dovesse andare senza decisioni condivise e forti ai primi mesi del 2011 potrebbe essere troppo tardi per far affermare una candidatura, sicuramente se fosse una candidatura nel segno della novità.

Quello che colpisce, a oggi, è il ruolo del tutto marginale della maggioranza dei parlamentari. Di alcuni non si sa che fine hanno fatto e molti liguri non saprebbero elencare i loro cognomi. Sono stati eletti e sono usciti di scena. Peones a Roma , meteore in Liguria.