"Non ho visto la Mathas che colpiva il bimbo. Non l'ho visto cadere a terra": Giovanni Antonio Rasero, 29 anni, accusato dell'omicidio del piccolo Alessandro, il bimbo di otto mesi figlio della sua compagna occasionale Katerina Mathas, seviziato e ucciso nel marzo scorso in un residence di Nervi, ha smentito durante il processo in corte d'Assise a Genova le dichiarazioni rese nella fase delle indagini preliminari. E lo ha fatto al termine di un lungo esame durato oltre tre ore e mezzo. "Ho detto quelle cose - ha spiegato - perché in questura mi vennero dati consigli da parte della squadra mobile su cosa avrei potuto aver visto quella notte. Poi il mio ex avvocato Giuseppe Nadalini mi disse di ripeterlo per non contraddirmi. Ma io ho sempre fatto riferimento a come vidi il bambino quella mattina e quindi alle deduzioni, alle impressioni che mi ero fatto". Rasero ha spiegato cosa vide quella notte, quando la madre del piccolo tornò in casa dopo essere uscita alla ricerca di cocaina da acquistare. "La Mathas rimase con il bimbo sul divano, io mi misi a letto e mi addormentai. Mi svegliai e aveva Ale in braccio. Sentivo che il piccolo passava dagli strilli, ai singhiozzi ai mugolii. Ma non l'ho vista colpire non l'ho visto cadere. Solo la mattina mi accorsi che il bimbo era freddo e rigido". Quella sulla tragica notte non è stata l'unica contraddizione di Rasero. Il controesame dei difensori di Rasero verrà eseguito lunedì assieme alle parti civili.
Cronaca
Rasero smentisce se stesso: "Non ho visto la Mathas colpire Ale"
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