Cultura e Spettacoli

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Fino a domenica al Teatro della Corte di Genova 'Edipo Re' di Sofocle con Franco Branciaroli, regia di Antonio Calenda. La tragedia più classica del teatro greco antico viene riletta alla luce della psicanalisi da un attore moderno che si trasforma in Edipo, sfortunato re di Tebe, nella sua madre e moglie Giocasta per diventare il veggente cieco Tiresia, chiuso in un aulico silenzio di morte. "Edipo" - spiega Branciaroli - è l'eroe tragico che non sa chi è: tutto gli casca addosso perché tutto è già avvenuto. Questa conoscenza di sé avviene attraverso il dolore. Il dolore è la caratteristica di Edipo, dunque. Lui dice che nessuno ha un dolore più grande del suo (battuta che poi riprenderà Beckett in Finale di partita). Infatti appena lui conosce diventa cieco: la cecità, come il dolore, nella cultura greca è strettamente legata alla conoscenza». Il progetto dello spettacolo si basa su una rilettura dell`originale sofocleo (scritto probabilmente nel 430 a.C.) integrato dai sunti teorici di diversi studiosi e in particolare di Sigmund Freud e di René Girard. Così come Freud riteneva che Edipo Re prefigurasse la metodologia che consente l`esplorazione dell`inconscio (la psicoanalisi), lo spettacolo diretto da Calenda evoca la messa in scena di una ricerca che ripercorre all`indietro il tempo, per riafferrare il senso vero e profondo di un passato che è stato frainteso.