Cronaca
Omicidio piccolo Ale, ecco perché va indagata la Mathas
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Duecentotre pagine per una sentenza che ha fatto discutere. Duecentotre pagine per spiegare perché Giovanni Antonio Rasero è stato condannato a 24 anni per omicidio volontario del piccolo Alessandro ucciso nella notte tra il 15 e il 16 marzo 2010 in un residence di Nervi. Duecentotre pagine per dire però che anche la Mathas, la madre del piccolo presente quella notte, va indagata per concorso in omicidio. A quasi tre mesi dalla sentenza pronunciata il 24 gennaio in Corte d’Assise a Genova ecco le motivazioni. Significativo il passaggio di pagina 163. “La corte ritiene – si legge – che l’atteggiamento inerte ed omissivo della Mathas all’alba del commesso reato sia una conferma indiretta del suo coinvolgimento nella vicenda che ha condotto alla morte il figlio Alessandro”. E ancora nella pagina seguente. “I due protagonisti, Rasero e la Mathas, si legge sempre dalle motivazioni, si mostrano inscindibilmente avvinti da questo singolare atteggiamento di reciproca tolleranza che non trova altra logica spiegazione, scrive sempre la corte, se non quella che risiede nella comune consapevolezza di avere in qualche modo contribuito all’azione omicidiaria”. Dunque anche la Mathas va indagata per quella tragica notte nella quale un bimbo di otto mesi veniva ucciso senza un vero perché. Ora la palla passa in mano alla Procura che aveva stralciato la posizione della mamma del piccolo Ale indagandola per il solo reato di abbandono di minore aggravato dalla morte del piccolo.
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