Cronaca

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I genitori di Tomaso Bruno, Marina Maurizio e Euro Bruno, sono col fiato sospeso in attesa di conoscere l'esito dell'udienza preliminare fissata per domani all'Alta Corte di Allahabad, in India, dove i giudici dovranno decidere se accogliere il ricorso in Appello contro la sentenza di condanna all'ergastolo emessa il mese scorso anche nei confronti dell'amica di Tom, la torinese Elisabetta Boncompagni, per la morte di un loro compagno di viaggio, Francesco Montis. I giudici dovranno anche decidere se accogliere l'istanza di libertà, su cauzione, per entrambi i ragazzi italiani. "Quest'ultima richiesta - dice Marina Maurizio, la mamma del ragazzo di Albenga - è assai probabile che venga respinta. Ma quello che noi auspichiamo è che il ricorso per il processo d'appello venga accolto e che le udienze possano iniziare entro pochi mesi. Siamo fermamente convinti che Tom e Eli, rinchiusi da un anno e mezzo a Varanasi, sono innocenti. Al tempo stesso auspichiamo anche l'intervento della diplomazia italiana perché i nostri ragazzi possano tornare presto in Italia". Tomaso Bruno, 27 anni di Albenga, ed Elisabetta Boncompagni, 37 anni di Torino, erano arrivati in India insieme a Francesco Montis, che all'epoca aveva 31 anni. I tre si erano conosciuti a Londra e avevano deciso di fare insieme una vacanza a Varanasi, nell'Uttar Pradesh, una delle città più antiche del mondo. Francesco ed Elisabetta erano fidanzati. La mattina del 4 febbraio 2010, la vittima si era sentita male e i due amici avevano chiesto aiuto al personale dell'hotel Buddha di Chentgani, alla periferia della città, dove si trovavano. Subito soccorso, il giovane era morto in ospedale. Sul suo corpo, secondo quanto accertato dall'autopsia, sei lividi, per gli inquirenti i segni di una colluttazione. La polizia, era il febbraio del 2010, decise così di arrestare i due amici. A nulla servì la lettera dalla madre del giovane morto, nella quale riferiva che il figlio era malato e aveva problemi respiratori.