Cronaca

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Arriveranno nelle prossime ore i risultati dell'esame del Dna sulle tracce di sangue rinvenute dagli agenti della polizia scientifica tra vico San Bernardo e piazza delle Erbe, nel centro storico di Genova, dove la notte di giovedì scorso è stata uccisa Lucana Biggi, 36 enne genovese, sgozzata da un coccio di bottiglia. L'esito dell'esame ematico verrà infatti comparato con il Dna del principale indiziato dell'omicidio, Luca Delfino, l'ex fidanzato della vittima, già interrogato in Questura e ora indagato a piede libero con l'accusa di omicidio volontario. Se i risultati dovessero coincidere, si tratterebbe di una prova schiacciante a carico di Delfino, che, pur ammettendo di aver trascorso quella tragica notte con Luciana, racconta anche di averla salutata poco prima dell'omicidio. La polizia intanto ha sequestrato anche gli abiti e le scarpe dell'indagato che tuttavia erano già stati lavati dalla madre. Tra le piste seguite dagli inquirenti per individuare testimoni o colpevoli, emerge anche quella dei tabulati delle telefonate che Luciana ha inviato e ricevuto sul suo cellulare la sera della tragedia. Intanto, sul fronte della sicurezza, cresce la polemica tra residenti e forze dell'ordine: verso la fine dello scorso anno, il questore, sostengono i residenti, aveva promesso una pattuglia fissa 24 ore su 24 in piazza San Bernardo. Un servizio durato solo una notte, a causa della carenza di uomini che ha impedito di garantire più a lungo la presenza nella piazza del centro storico.