Cronaca

1 minuto e 13 secondi di lettura
La manovra del governo Monti, oltre a prevedere il parziale taglio delle Province, cancella i compensi per i rappresentanti dei Municipi. Subito si sono alzate voci polemiche, dure accuse di chi giudica questo taglio un attacco al decentramento, al federalismo, alla politica vicina alla gente. Così può sembrare. Ma pensiamoci bene: a Genova oggi ci sono 9 municipi, ognuno dei quali vanta un presidente, tre assessori e una ventina di consiglieri. Da qui dovrebbero partire le istanze da portare a Palazzo Tursi. In realtà nei municipi, spesso, si sgomita per scalare posizioni e trovare visibilità all'interno dei partiti. Ma aldilà di questo aspetto (pur comprensibile) dobbiamo ricordarci che esiste un Consiglio Comunale con 50 consiglieri che, oltre a votare all'unanimità ordini del giorno contro la guerra, mozioni di solidarietà alle popolazioni colpite da ogni tipo di evento calamitoso in qualunque zona del mondo, avrebbero proprio il compito di raccogliere le istanze e i problemi della gente nei quartieri dimenticati della città. I consiglieri comunali segnalino strade dissestate, rii e torrenti dove non viene fatta manutenzione, vicoli pericolosi, barriere architettoniche. Vadano nei quartieri dove hanno trovato i voti che li hanno portati in quell'assemblea. Facciano loro i presidenti di municipio. Poi siamo tutti d'accordo: la riduzione del numero dei parlamentari, il taglio del compenso ai consiglieri regionali sarebbero la cosa più giusta. Ma la difesa ad oltranza di queste "poltrone minori", proprio non si può sentire.