E’ la solidarietà dell’ipocrisia e del menefreghismo, la storia di morti che non fanno più notizia ma la danno. Perché quando muore un migrante non importa il nome, non importa se lascia dei figli, una moglie, una madre…importa il come sia morto. L’ultimo caso è di uno straniero travolto da un treno. Ad altri è successo. Altri sono stati protagonisti di risse violente, altri ancora sono precipitati da un dirupo e così via. La curiosità di tanti si esaurisce una volta capita la modalità, la causa. Poi basta. Magari qualche twittata o poco di più.
Difficile ci si domandi il perché queste persone facciano di tutto, come nel caso di Ventimiglia, pur di raggiungere la Francia. Ed è ancora più improbabile chiedersi il motivo per cui a questa gente, in fondo, venga concesso tutto… anche di morire ( in caso è colpa loro) purché non diano troppo fastidio. Fanno notizia quando arrivano in centinaia, fanno notizia quando vengono tratti in salvo, quando hanno in braccio un bambino, quando bevono ma a pochi importa davvero cosa facciano una volta rifocillati e lasciati al loro destino, ai loro obbiettivi. Che tutti conosciamo. Gli anelli di questa lunga catena solidale europea sono legati da sottili fili di lana che si rompono alla prima folata di vento, all’ennesimo sbarco. Tutti bravi a parlare ma fenomeni a girarsi dall’altra parte. Si svuota il bicchiere più leggero, si sposta quello più pesante. Per un motivo o per l’altro l’immigrazione non si riesce e non si è riusciti a gestirla ma questo non vuol dire non si debba alzare la voce per trovare una soluzione. Non economica ma dignitosa.
È vero, la maggior parte dei migranti di Ventimiglia non ha nessuna intenzione di integrarsi, anzi. Non vede l’ora di lasciare l’Italia. Questo loro atteggiamento che spesso sfiora la ‘sfida’ a volte esaspera a volte fa paura. Sono tanti, troppi quelli che uno sguardo, con un gesto ti fanno capire, o peggio ancora, credere di non avere nulla da perdere. Dormire per strada, lungo gli argini del Roya, nell’atrio di un palazzo, sotto le finestre, in spiaggia non fa la differenza. Tanti, troppi anche quelli che ‘sputano’ sulla solidarietà di cittadini e associazioni di volontariato. In ogni cosa, si sa dove c’è il bello trova spazio anche il brutto. Si parla di solidarietà europea, di protocolli d’intesa, firme, patti ma alla fine, è sempre la stessa cosa. Colpisce Ventimiglia per il costante Ping-Pong con la Francia. Alle frontiere è infatti un continuo viavai e, conti alla mano, l’Italia ne esce perdente. Questione di capacità? Possibilità? Interesse? Menefreghismo?. Tutto follemente concesso ma qui non ci sono in ballo i diritti bensì i doveri ai quali gli Stati coinvolti, tutti, dovrebbero ottemperare. Perché ogni morto, anche senza nome, rappresenta l’ennesimo fallimento dello Stato europeo in materia di umanità.
IL COMMENTO
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