Alla presenza degli alunni della primaria, venerdì mattina alle 10, il Comune di Serra Riccò dedicherà la piazza davanti alle scuole di San Cipriano alla memoria di Emilio Mario Balestrero, partigiano e figura di riferimento in Svizzera per molti emigrati, come lui, giunti dall'alta Valpolcevera.
“Durante la sua epoca, per chi partiva dai nostri paesi, in cerca di fortuna, c’era un detto, quel detto recitava “non scoraggiatevi, ma chiedete ad Emilio” ricorda oggi la sindaco Angela Negri. L’esortazione è stata, in realtà, un titolo del giornale della città di Winterthur, nella quale è vissuto per 43 anni con la famiglia: “Descrive in poche parole l’indole e le preziose qualità del nostro concittadino” aggiunge Angela Negri.
Chiamato da tutti Mario era il 4 gennaio 1921, quinto di sei figli. Trascorse la sua infanzia a San Cipriano dove frequentò le scuole elementari, coadiuvando i genitori nella fattoria di famiglia e nella annessa trattoria. A soli quindici anni ottenne un posto di apprendistato presso l’Ansaldo di Genova dove si distinse per abilità e impegno.
"Arrivò anche per lui il tempo del servizio militare, che svolse durante gli anni di guerra 1940-43. Tornato a casa, si unì alle formazioni partigiane, e fuggì sulle montagne per evitare la deportazione messa in atto dai nazi-fascisti. Alla fine del secondo conflitto mondiale, rifiutò un posto di lavoro offertogli dal corpo di Polizia, poiché disgustato dalle atrocità della guerra, non voleva indossare più nessuna divisa. Assieme ai suoi compagni lavoratori, si dedicò invece alla ricostruzione dell’Ansaldo dove venne assunto, e fu il più giovane membro eletto nel consiglio di gestione aziendale. Sognava di diventare macchinista di motori navali. Si iscrisse quindi ai corsi di aggiornamento professionale che si tenevano nelle ore del mattino, dedicando le ore pomeridiane, serali e notturne al lavoro in fabbrica. L’Italia gli stava stretta” ricorda lo storico Tomaso Richini, già sindaco di Serra Riccò.
Si rivolse a diversi uffici di collocamento per l’estero. Approdò nella città di Winterthur nel Cantone di Zurigo. È notevole la sua importanza a riguardo delle imprese dell’industria meccanica.
Mantenne stretto il rapporto con il suo Paese di origine. “Trascorreva le ferie e altri momenti dell’anno tra i suoi cari e gli amici di una vita. Da sempre Mario sentì la necessità di poter integrare diverse culture. Per questo aveva sempre una particolare attenzione per i problemi dei suoi connazionali. Si impegnò tutta la vita con passione e convinzione per le questioni sociali, culturali e politiche” conclude Richini.
IL COMMENTO
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