Attualità

Uno studio sulla pesca del novellame sta per concludersi e potrebbe portare una soluzione per la sua riapertura
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di Eva Perasso

Se il granchio blu tiene banco tra le notizie di cronaca, ma in Liguria ancora non ha colpito, la nostra regione resta per ricchezza una delle più interessanti per presenze di una grande varietà di esemplari marini. Tra i molti progetti del Distav, il dipartimento di scienze della terra ambiente vita dell'università di Genova, vi è anche quello relativo alla difesa della pesca e per esempio lo studio di sistemi di pesca sperimentale non invasivi. A tenere banco tra questi è la pesca del bianchetto, che dal 2010 è vietata in Liguria ma che è da sempre uno degli ingredienti più amati in cucina. 

 "L'università di Genova ha parecchi fronti di ricerca aperti sulla pesca: dai registratori messi sulle reti per capire quando i delfini si avvicinano a rubare il pesce, provocando danni ai pescatori e buchi alle reti, alla pesca a strascico costiera come quella del gambero", spiega a Primocanale il ricercatore Fulvio Garibaldi. "E poi abbiamo fatto una ricerca sulla pesca sperimentale del bianchetto che speriamo possa portare alla riapertura della pesca in un prossimo futuro".

Spiega il ricercatore: "La pesca al bianchetto era stata vietata dal 2010 ma il modo per farla tornare c'è: il regolamento europeo già prevedeva piani di gestione locali per riaprire in deroga determinati tipi di pesca. L'università ha messo insieme tanti dati e presentato un documento con la collaborazione dei pescatori e di tante associazioni in cui ancora manca qualcosa che colmeremo entro breve, si tratta della pesca del novellame che non è vista di buon occhio, va controllata e monitorata e con particolari cautele speriamo si possa riaprire". 

Infine il granchio blu, che in verità da anni era stata segnalata in Liguria ma che per ora non preoccupa la nostra regione. Spiega Garibaldi: "La presenza sporadica era già stata segnalata alcuni decenni fa anche in Liguria ma negli ultimi tempo la sua presenza è aumentata in maniera esponenziale soprattutto in Adriatico e Italia meridionale e più vicino a noi in Toscana nella laguna di Orbetello. Il granchio blu ama infatti le zone lagunari e salmastre. Se continuerà questo trend ci sarà da preoccuparsi. E' infatti una specie aliena che arriva dal nord Atlantico, che a poco a poco con i cambiamenti climatici ha trovato sempre più il suo habitat naturale. Non ha un suo rivale naturale ben chiaro, per cui si riproduce e diffonde in maniera incontrollata. E' molto grande, arriva fino a mezzo chilo di peso e superati gli stadi larvali va a intaccare l'ecosistema perché funge da predatore molto vorace sulle telline sulle vongole ma potrebbe succedere sui mitili nelle acque costiere". 

 

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