GENOVA - Difficile trovare qualcuno contento per le nuove bike lane in via Felice Cavallotti: siamo nel quartiere di Albaro, a Genova, in una strada molto trafficata a tutte le ore del giorno. Le corsie per le biciclette tratteggiate bianche, in realtà, sono ad uso promiscuo e quindi possono eventualmente transitarci anche le auto quando sono libere da biciclette, ma regolamentano la posizione dei ciclisti su strada. Eppure non tutti sembrano saperlo, tant'è vero che il traffico ne ha risentito. Senza contare chi su due ruote preferisce comunque stare al centro della carreggiata, come racconta uno dei nostri intervistati: "Le macchine gli suonavano, gli dicevano di andare nella corsia apposita. Queste piste ciclabili servono solo per prendere i soldi dell'Europa, per avere un po' di soldi. A Genova nessuno va in bicicletta".
Frustrazione per i motociclisti e automobilisti della zona, che commentano: "Fanno girare le scatole, perché non è il contesto giusto dove mettere delle piste ciclabili. Vanno bene a Pisa o a Livorno, ma Genova non è la città che può ospitare piste ciclabili a due corsie".
Anche i ciclisti non sono così convinti. "È una striscia di vernice sull'asfalto, io vado in bici in università, ma non è che protegga tanto", racconta ai nostri microfoni una ragazza. Molti i residenti indignati per questa novità: "In Corso Italia continuamente code che non finiscono più perché bisogna far passare una bici 'ogni due giorni', è proprio una cosa vergognosa". Una signora romana che da 20 anni vive a Genova sottolinea: "Io avrei paura in bicicletta perché ci sono troppi sali scendi, troppe macchine, troppo strade piccole solo per quello che sennò è una cittadina carinissima".
Soltanto una signora si è detta ottimista: "Bisogna cambiare: proviamo, se non funziona cambiamo di nuovo. Qui a Genova andiamo sempre piano, invece bisogna cambiare".