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Prima Invitalia aveva inviato al Ministero delle Imprese e del Made in Italy l'istanza per richiedere l'amministrazione straordinaria di Acciaierie d'Italia
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di a.pop.

GENOVA - Mossa e contromossa. Prima Invitalia ha inviato al Ministero delle Imprese e del Made in Italy l'istanza per richiedere l'amministrazione straordinaria di Acciaierie d'Italia. A renderlo noto è stata la stessa società, spiegando che il socio privato ArcelorMittal si è mostrato indisponibile a garantire la continuità aziendale o a sciogliere l'associazione temporanea di imprese. 

A quel punto è arrivata la contromossa con "Il gruppo Acciaierie d'Italia comunica che le società Acciaierie d'Italia, AdI Energia, AdI Servizi Marittimi, AdI Tubiforma hanno depositato domanda di concordato con riserva, con richiesta di misure protettive". E' quanto si legge in una nota di Acciaierie d'Italia.

Si tratta di fatto di una decisione che prevede tra i 60 e i 120 giorni di tempo per poi presentare l'istanza di concordato preventivo vera e propria. Il concordato preventivo è uno strumento che serve ad affrontare una crisi aziendale in modo diverso rispetto a quello dell'amministrazione straordinaria richiesto da Invitalia. Invitalia è la parte pubblica, di minoranza, che compone Acciaierie d'Italia che punta alla fuoriuscita del gruppo franco-indiano di Arcelor Mittal che detiene il 62% delle quote (Invitalia il restante 38%).

"Siamo sorpresi e delusi nel leggere sui media italiani che Invitalia ha chiesto al governo italiano di avviare il processo per porre Acciaierie d'Italia in amministrazione straordinaria" si legge nella lettera inviata da ArcelorMittal a Invitalia la sera del 18 febbraio come riportato dall'Ansa. Il gruppo dell'acciaio accusa Invitalia di non aver "condiviso questa intenzione nel consiglio di amministrazione di AdI Holding" non informando successivamente "né Acciaierie d'Italia né ArcelorMittal di aver intrapreso questa azione. "E' una grave violazione dell'accordo di investimento" si legge nel testo sull'ex Ilva.

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Secondo quanto si apprende, la domanda è stata presentata nella serata di venerdì 16 e fa seguito all'aver appreso, dai commissari di Ilva in amministrazione straordinaria, che non sarà possibile dissequestrare gli impianti alla scadenza del 31 maggio. L'azione compiuta dal gruppo potrebbe essere letta come una "mossa protettiva rispetto al fatto che se gli impianti non possono essere dissequestrati non possono, di conseguenza, nemmeno essere comprati". 

Ipotesi che però verrebbe esclusa. Secondo quanto affermato da fonti vicine all'Ansa però "non risponde a verità la notizia diffusa da Acciaierie d'Italia che la domanda di concordato preventivo sarebbe una risposta all'impossibilità di dissequestro degli impianti. In base al decreto Fitto dello scorso anno gli impianti dell'ex Ilva possono essere ceduti anche in pendenza del sequestro". Secondo le stesse fonti, "La domanda di concordato con riserva" (presentata da Acciaierie d'Italia, ndr.) "si inquadra verosimilmente nel rifiuto della dirigenza di Acciaierie d'Italia di riconoscere l'impossibilità di proseguire l'attività senza il supporto dei soci e nel tentativo di evitare l'amministrazione straordinaria e le responsabilità conseguenti".

Stasera il governo incontrare le aziende dell’indotto e i sindacati. A Genova sono mille i lavoratori dell'ex Ilva di Cornigliano. A loro si aggiungono gli oltre 200 dell'Ilva in amministrazione straordinaria. Tutti aspettano di conoscere il loro futuro. Da tempo denunciano le condizioni critiche dello stabilimento che lavora sottoproduzione.