LA SPEZIA - Sesta puntata della nostra inchiesta su spiagge e concessioni (GUARDA QUI TUTTE LE PUNTATE). Qualche balneare lo ammette: “Paghiamo più di Tari che di canoni legati alle concessioni. È quasi un terzo delle imposte il conto di quanto dovuto per le concessioni demaniali”. Solleviamo un tabù senza imbarazzi: alcune concessioni storiche pagano cifre irrisorie rispetto ad altre tassazioni o alle superfici utilizzate.
I canoni incassati dallo Stato sarebbero troppo bassi rispetto ai ricavi dell’intero settore, a fronte dell’utilizzo di un bene del demanio. Tra il 2016 e il 2020 la Corte dei Conti in un proprio rapporto ha stimato gli incassi statali in circa 100 milioni di euro l’anno.
Certo negli anni ci sono stati degli adeguamenti ma se quanto dovuto in partenza è basso poco incide l’aumento Istat. Alla fine del 2022 il governo Meloni ha aumentato i canoni del 25,15 per cento. L’adeguamento dei canoni concessori è stato portato a giudizio del Tribunale amministrativo regionale (Tar) del Lazio e del Consiglio di Stato. I giudici hanno stabilito che l’aumento resta valido, sottolineando che” ogni beneficiario di una concessione potrà comunque portare avanti la propria causa in tribunale per vedersi bloccare l’adeguamento al rialzo” aprendo dunque la via ai contenziosi. Nel mentre, con circolare dello scorso 19 dicembre il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha annunciato che nel 2024 i canoni per le concessioni balneari saranno ridotti del 4,5 per cento. Aumenti e diminuzioni sono frutto di un calcolo tra l’indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati e quello relativo alla produzione dei prodotti industriali.
Tralasciando calcoli e percentuali e venendo alla radice del problema, ossia quanto vengono pagate le concessioni demaniali, per avere un quadro preciso occorre riferirsi all’ultimo rilevamento del Ministero delle Infrastrutture, il demanio ricade sotto la sua competenza, del maggio 2021.
La cartografia realizzata da ilpost.it realizzata sulla base dei dati ministeriali mostra colori diversi a seconda dei canoni pagati. I pallini verdi, ossia gli stabilimenti che pagano dai 1000 ai 5000 euro di canone, sono la maggior parte della Liguria e d’Italia.
Osservando bene in alcune delle località più conosciute i canoni sono tra i più bassi: il pallino rosa mostra gli stabilimenti che non pagano neppure 1000 euro. Questo nel 2021, ora il canone minimo è salito, ma si tratta comunque di una spesa irrisoria rispetto anche solo alla prima fila di ombrelloni affittati in un mese. Forse si ripaga con un solo abbonamento stagionale di una famiglia, nell’Italia in cui gli stipendi di tanti dipendenti sono fermi. “Avremmo dovuto trovare una soluzione diversa - spiega un balneare di Marinella -. Il mare è di tutti e dovremmo sempre averlo in mente. Non capisco come possano dei miei colleghi chiudere accessi, passerelle, vietare l’uso dei servizi a chi non è un cliente. Dovremmo avere una mentalità ben diversa e ricordarci sempre che usiamo un bene pubblico”. Una voce fuori dal coro.
IL COMMENTO
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