"Eravamo a casa mia e la sera del 25 quando il presidente della Regione ha informato i cittadini del primo casa di covid eravamo quasi contenti, mi duole dirlo, perché vedevamo questa situazione come una sorta di seconda settimana bianca. Pensavamo attivassero una quarantena per un breve periodo e l'abbiamo presa con leggerezza. Siamo stati chiusi in casa ma tutte le attività secondarie erano ancora aperte: potevamo frequentare lo sport, l'unica cosa chiusa era la scuola": così lo studente genovese Filippo Anelli, oggi iscritto alla magistrale in Ingegneria, racconta cinque anni dopo l'anno della sua maturità. La maturità ai tempi della pandemia: frequentava la quinta liceo scientifico e la notizia della prima chiusura scolastica, come è successo a tanti studenti, è stata presa con leggerezza. Ma col passare delle settimane tutto è cambiato.
Una maturità completamente nuova, ma non più semplice
"Quando vittime e casi sono iniziati salire noi ci siamo resi conto della gravità della situazione, soprattutto con il continuo prolungamento della quarantena scolastica che di settimana in settimana diventava più lunga". Intanto il tempo passava e la maturità si avvicinava: "Era un universo di incertezze in cui non sapevamo se avremmo fatto la maturità e in che modi. Nemmeno i professori avevano idea di come fare. Eravamo in un limbo". Poi è arrivato l'esame: "La soluzione è stato un esame orale di una mezzora con tutte le materie, mi ricordo le mascherine in una grande aula in cui tutti i professori erano lontani. C'erano a sviluppare due tesine a casa, poi presentate all'orale". E a chi ha detto che per questi ragazzi la maturità è stata più facile, Filippo risponde: "Onestamente a livello di preparazione è stato più semplice evitando gli scritti ma allo stesso tempo la situazione in cui eravamo era diversa dalla situazione classica in cui un alunno di quinta liceo deve preparare la propria maturità".
Per i maturandi è stata forte la pressione di una famiglia rinchiusa in casa a lavorare
Ci sono stati momenti di forte difficoltà, anche emotiva, e la mancanza di contatto è stata molto forte. Ma anche la grande vicinanza "obbligatoria" ai genitori, magari fermi a casa in smart working. Continua Filippo: "Quando l'unico modo per vedersi era in videochiamata, organizzavamo nei weekend delle sere con riunioni video tra amici. Ricordo che nella mia sfera domestica non ero soggetto a pressione elevata perché i miei genitori - infermiera e poliziotto - lavoravano sempre fuori casa. Ma so di molti amici con i genitori in casa a lavorare e in cui la pressione di questa costante presenza in casa è stata molto pesante, soprattutto fino alla maturità in cui eravamo soggetti alla pressione di preparazione dell'esame". La "liberazione" a fine pandemia è stata molto bella. "Riabbracciarsi è stato bello", commenta Filippo, sorridendo.
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