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L'infermiera che ha portato l'idea del "wall of kindness" dall'Europa a Genova e oggi se ne occupa: "Ho visto pensionati italiani, operai stranieri ma qualche volta anche ragazzi: c'è sempre chi ha bisogno"
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di Aurora Bottino

GENOVA-"Lascia quello che non ti serve, prendi quello che ti serve". La solidarietà continua anche dopo la pandemia. Il "muro della gentilezza" del quartiere genovese di Sestri Ponente non ha mai smesso di aiutare chi, per qualsiasi motivo, si trovasse a prendere un abito, una coperta, o persino una scatoletta di tonno dalla ringhiera di ferro della stazione ferroviaria di via Soliman. Un vero e proprio attaccapanni all'aperto dove alcuni donano, altri, invece prendono. Una sorta di "staccapanni" dal basso, che agevola la fruizione evitando lo stigma sociale di "entrare nel circuito dell’assistenzialismo per i poveri".

Esempi di solidarietà nati nel 2015 in Iran, ad oggi si possono trovare anche in Italia, tra le vie trafficate di città come Milano, Roma, e dal 2018, di quelle di Genova. E mentre la guerra in Ucraina costringe donne e bambini a lasciare la loro casa e trovare rifugio in Liguria, che ad oggi ha già accolto più di 3 mila profughi e si prepara ad accoglierne altri, il muro della gentilezza non discrimina, e continua ad aiutare anche chi, in difficoltà, si trova da prima.

"Durante il lockdown abbiamo visto un picco nel numero di persone che chiedevano aiuto, così abbiamo convinto delle realtà locali a contribuire e avevamo istituito 'la spesa in sospeso', un poi come il caffè nei bar" racconta Federica Martellotta, ideatrice del muro. "Una latteria di Pegli metteva ogni giorno uno scatolone con latte, farina, e biscotti proprio sotto alla ringhiera: chi voleva, poteva prendere. Adesso siamo tornati ad appendere principalmente vestiti, ma non manca mai chi lascia cibo in scatola, libricini e giocattoli".

"Le persone per natura si occupano le une delle altre - dice l'infermiera - si passano i vestiti dei bambini da una famiglia ad un'altra o da un fratello all'altro, il caffè sospeso al bar e c'è sempre chi dona: il muro della gentilezza non segue un principio nuovo o innovativo, è qualcosa che c'è sempre stato. E poi anche a livello ambientale, è sempre bene usare il più possibile quello che si ha e se si vuole cambiare, si può sempre donare".

Federica, infermiera all'ospedale Santa Corona di Pietra Ligure e volontaria da più di 15 anni, si è ispirata ai tanti muri della gentilezza presenti nelle più grandi città europee. "Perchè a Genova no?" si è detta. E così, insieme alla cooperativa Lanterna di San Benedetto al Porto, ha chiesto i permessi al Municipio. E ora magliette, giacche e pantaloni si possono vedere persino dall'interno della stazione, tra gli spazi della recinzione di ferro. "Il nostro lavoro non si sostituisce a quello che fanno le associazioni o la chiesa, che è enorme, ma è bello che il quartiere aiuti come può. Ho visto donne, uomini, ragazzi e pensionati: c'è sempre chi ha bisogno o magari trova qualcosa di carino, molto spesso non importa lo stipendio o la classe sociale. Altre volte qualche clochard che aveva perso la giacca o gli era stata buttata via ha trovato una coperta in una notte fredda".

Donati all'associazione, Federica e altri volontari fanno una cernita per trovare abiti in buono stato che possano servire al muro della gentilezza. Tre, quattro volte al giorno. I capi appesi alla recinzione che cinge la stazione ferroviaria 'spariscono' in poco tempo. C'è sempre chi ha bisogno: "Vado più spesso durante la giornata, a volte anche di notte. Non vado però mai alla stessa ora, perchè ho il timore che qualcuno possa aspettarmi per prendere tutto e poi magari rivendersi i vestiti".

Non è la prima volta per Federica, che quanto abitava a Laigueglia aveva iniziato ad appendere vestiti donati alla ringhiera di casa sua: "Era una via molto riparata e non mi servivano permessi, anche lì in molti passavano per prendere una maglietta o una giacca. Era però una zona più turistica, e forse c'è ancora una mentalità più chiusa e in molti si vergognano. A Genova, invece, mi sembra che sia più semplice per le persone farsi vedere raccogliere qualcosa dal muro. Via Solima è molto trafficata, sia in macchina che a piedi, a volte anche qualche operaio dell'azienda lì vicino si è fermato al muro".

Prima la pandemia, poi gli aumenti di luce e gas. Le conseguenze non si fanno aspettare e vanno ad incidere sull'aumento del numero di persone in difficoltà economica. Si tratta di numeri enormi, con una crescita del 25% di persone che si rivolgono ad associazioni e comunità per un aiuto.

Emergenza povertà, in Liguria +25% persone da aiutare-LA NOTIZIA

"Ancora adesso stiamo vedendo sempre più persone in difficoltà economica. Ho visto anche proprietari di aziende che a causa della pandemia hanno dovuto chiudere e ora si fermano al muro della gentilezza".

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