GENOVA - Uno o più posti dove ripararsi, stare al caldo e riposarsi in comodità tra una chiamata e l'altra. Il Comune di Genova dice sì alle "case dei rider". Si tratta di strutture sparse dove gli addetti alle consegne di alimenti che si muovono in bici e scooter possono trovare comfort, ricaricare i propri smartphone e usufruire di servizi igienici tra le diverse consegne che effettuano. Iniziativa simile è già stata presentata alla Spezia.
Esplosi durante il primo lockdown sono diventati una categoria di lavoratori sempre più diffusa. A livello nazionale si lavora per dare loro un inquadramento e diritti. Avanti e indietro per le vie della città portano nelle case sushi, fast food, pizze e quant'altro. Dei veri e propri fattorini del cibo che vede impegnati sempre più spesso giovani, soprattutto stranieri anche per i lunghi sali scendi di Genova. Secondo le stime nel capoluogo ligure sono circa 300 i rider stabilmente operativi ma sono numeri in costante crescita.
In consiglio comunale a Tursi è stata presentata una mozione da Paolo Gozzi (Vince Genova) e sottoscritta da Filippo Bruzzone, opposizione, (Lista RossoVerde) votata all'unanimità da tutto il consiglio per creare delle case apposite. "Una categoria di lavoratori che assurge spesso all'attenzione delle cronache per le condizioni di precarietà e di pericolo in cui svolge la propria professione e, troppo spesso, per la disumanizzazione del rapporto di lavoro per quanto attiene a tutele, diritti, garanzie - spiega Gozzi -. Ultimo in ordine di tempo Sebastian Galassi, studente-lavoratore che ha lasciato recentemente la sua vita sulle strade di Firenze e licenziato il giorno seguente dall'automatismo dell'algoritmo che governava i suoi turni e il suo lavoro, con una mail".
La mozione approvata a Tursi propone anche l'istituzione di una sorta di albo per realizzare un censimento del fenomeno e rappresentare la base per eventuali servizi erogati dal Comune quali corsi per la sicurezza stradale, di italiano o di formazione-lavoro, ma anche sconti per la manutenzione e la ricarica dei mezzi. Lo scorso giugno una grande manifestazione per sottolineare la necessità di misure legislative a tutela della categoria.
Una prima intesa è stata raggiunta in Italia da Assodelivery e i fattorini delle piattaforme di food delivery, di cui fanno parte Deliveroo, Glovo, Uber Eats e Social food, e il sindacato Ugl che stabilisce un minimo di tutela per quanto riguarda stipendi, livelli e premi oltre a malattie, infortuni e contributi. Secondo i dati riportati da businessonline gli stipendi medi lordi e netti di un rider sono variabili e non fissi. Lo stipendio medio mensile di un rider è di circa 840 euro lordi per chi lo fa a tempo pieno e di circa 350 euro al mese per chi lo fa come lavoro extra. Dati che cambiano anche sulla base dell'esperienza e della puntualità delle consegne. I riders, pur se regolamentati da un contratto di lavoro, restano lavoratori autonomi, cui deve essere riconosciuto un compenso orario minimo di 10 euro e se un rider in un’ora fa consegne per un pagamento inferiore ai 10 euro, le app compensano la somma mancante.
Nelle zone o città di nuova apertura, le piattaforme devono garantire un minimo di 7 euro all’ora per i primi quattro mesi anche senza ordini ed è previsto un aumento del 10% se si lavora di notte, nei festivi o in condizioni di maltempo.
IL COMMENTO
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