GENOVA - Un uomo mite che ha sempre sottolineato l'importanza del pensare e della predicazione. Ha difeso la Chiesa fino all'ultimo così come i suoi collaboratori. Nel 2008 era voluto passare da Genova proprio per ringraziare la città delle persone che aveva dato a Roma. Come molte figure complesse della storia non sono compresi. Così monsignor Gianfranco Calabrese vicario episcopale per l'annuncio del Vangelo e per la missionarietà della Diocesi di Genova ricorda la figura di Benedetto XVI.
Che figura era per la Chiesa Benedetto XVI?
È stata una figura secondo me molto importante in un periodo molto delicato del cammino della Chiesa, con una personalità certamente complessa ma molto interessante. Soprattutto il suo pensiero, il suo modo di vedere e di affrontare le problematiche in una società emotiva e lui ha proprio voluto sottolineare l'importanza del pensare, un grande teologo, un uomo di grande spiritualità che ho visto anche nei suoi gesti, soprattutto il gesto delle sue dimissioni, che non è stato nè un gesto emotivo, ma pensato, significativo, innovativo. E quindi in questo senso supera le categorie che secondo me sono superficiali, un conservatore, un progressista, categorie che non danno il giusto peso alla sua figura molto, molto profonda.
Papa Benedetto è stato a Genova nel 2008 dopo una visita a Savona. Tra l'altro Primocanale nel primo giorno dell'anno ha deciso proprio di trasmettere integralmente quelle visite per ricordare il Papa emerito. Lei, come si ricorda quella visita? Quei momenti anche di preparazione e quello che ha lasciato dopo.
Ero presente, ovviamente, un uomo mite e soprattutto capace di cogliere il senso profondo dell'affetto passato da Genova proprio perché voleva ringraziare Genova delle persone che aveva dato a Roma, pensiamo al segretario di Stato o al suo cerimoniere, eccetera. E quindi questo dice la delicatezza dell'uomo che ha voluto passare da Genova per dire grazie e chiedendo anche, quasi in modo discreto, scusa perchè aveva privato Genova di alcune figure. E questo per noi è stato un segno importante. Ovviamente anche partecipando alla celebrazione ho visto la centralità che lui ha sempre messo non solo sulla sua persona, ma sul Vangelo e sulla predicazione. Un uomo di grande attenzione alla predicazione.
Direi che ha parlato con i suoi scritti e le omelie erano sempre molto pensate e meditate. Mi ha colpito sempre questa sua attenzione anche all'amicizia, un uomo di grande rispetto delle persone, che aveva vicino vicinanza con i suoi collaboratori, che ha sempre difeso in ogni momento. Questo dice molto della persona dell'uomo, del sacerdote, del presbitero e del pastore.
Un'ultima domanda sulla questione pedofilia
Proprio lui che è stato molto duro nelle scelte, soprattutto su questo tema sia come prefetto della Congregazione sia poi anche come Papa potremmo parlare davvero di lui come colui che ha inaugurato la posizione di una rigidità in questo senso verso questi mali che ha condannato, non dimentichiamoci la via crucis che Giovanni Paolo II ha chiesto a lui di scrivere sui mali della Chiesa. E' strano, direi che è ideologico. Anche leggendo i giornali di oggi ci sono alcuni giornali che in modo superficiale lo definiscono, ma secondo me non hanno letto molto di lui, ma lui è stato molto, molto, molto rigido in questo, ovviamente con la sua capacità umana veramente e credo che questa sia una cifra che anche il nostro arcivescovo ha messo in luce.
Come tutti gli uomini umili e intelligenti, ha saputo cogliere i segni e anche su se stesso i momenti giusti quindi ha saputo dire quello che doveva dire, anche con chiarezza, ma anche con se stesso. Stranamente questi uomini non sono spesso compresi, vengono subito catalogati nella loro complessità e invece credo che lui abbia difeso molto la Chiesa, l'amore verso Cristo e quello ha diventare la sua bandiera. Però, come sempre, chi ama e perdona, alcune volte è incompreso. Ma io credo che la storia premi chi ama, e perdona ed è capace di portare avanti il Vangelo. Quelli che sembrano vincitori alla lunga poi non lo sono.
Tra l'altro ricordiamo la lettera proprio dello scorso febbraio, il perdono che comunque ha voluto chiedere proprio lui...
Credo che sia uno dei documenti apice del suo pontificato: Dio è amore. E questo amore, intelligentemente presentato e preparato, realmente proposto. Dio è amore, questo il messaggio che ha detto. Queste sue parole Gesù ti amo sono le ultime parole che ha detto credo che esprimano molto bene e come tutti quelli che amano il Signore, amano il prossimo, non sempre sono capiti.
IL COMMENTO
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