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Il noto autore e critico televisivo spiega a Primocanale i motivi che lo hanno spinto ad organizzare una raccolta di firme in tutta Italia per dire no all'invio di armi in Ucraina.
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di Matteo Angeli

Ospite del "Programma Politico di Primocanale" Carlo Freccero, noto autore e critico televisivo che è stato anche per vari anni direttore di RAI 2. ha spiegato motivi che lo hanno spinto ad organizzare una raccolta di firme in tutta Italia per dire no all'invio di armi in Ucraina. I comitati che hanno lanciato la campagna referendaria sono due: Ripudia la guerra e Generazioni future. Tra i promotori ci sono Ugo Mattei, Pasquale De Sena, Guido Viale, Vladimiro Giacchè, Vauro Senesi, Moni Ovadia e Franco Cardini e appunto Carlo Freccero.

Due i quesiti proposti. Il primo chiede di abrogare il decreto che consente l’invio di armi in Ucraina per tutto il 2023. Il secondo, invece, vuole togliere al Governo il potere di derogare il divieto di esportazioni di armi in teatri di guerra attraverso la semplice informativa al Parlamento

"Cinquecentomila firme da raccogliere sono tanti, soprattutto se c'è il silenzio generale dai media dominanti  - le parole di Freccero - il referendum è l'esercizio della democrazia diretta. Viviamo una crisi della democrazia parlamentare, il 40 per cento dei cittadini non vota più, invece con il referendum si può prendere parola. Il tema della guerra in questo momento è fondamanentale, la gente sente sulla propria pelle il disagio che sta creando questa guerra in Ucraina, un disagio che ha fatti si che aumentassero le bollette ma soprattutto che venissero tolti fondi alle pensioni e alla Sanità,  per un totale di 14 miliardi che è esattamente il passivo causato dall'esportazione di armamenti. E poi signori Zelensky è un dittatore, ha cancellato undici partiti di opposizione, ha fatto chiudere le televisioni contrarie al regine, usa simboli nazisti e applica la legge marziale".

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