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GENOVA - E' entrata nella diga foranea di Genova attorno alle 9:30, in grande anticipo rispetto all'arrivo previsto per le ore 11 di questo sabato 16 dicembre, la nave Ong Geo Barents con a bordo 36 migranti bengalesi salvati al largo delle coste libiche.
Le operazioni di sbarco si sono concluse intorno alle 11, a bordo tutti sono uomini scappati dal Bangladesh: sono stati soccorsi da Medici Senza Frontiere da un'imbarcazione in vetroresina in difficoltà al largo delle coste della Libia, in acque internazionali. Senza minori o donne a bordo, il procedimento di sbarco è stato piuttosto rapido.
I migranti non sono stati assegnati alla Croce Bianca genovese, che in occasione dell'ultimo sbarco a Genova lo scorso 18 ottobre, aveva poi accolto 19 dei 63 arrivati a bordo sempre di Geo Barents nella tendopoli di Voltri che già ospitava svariate persone che erano approdate a Lampedusa. I migranti bengalesi, apparsi molto provati, dopo i necessari controlli sul loro stato di salute, sono destinati a strutture in Piemonte. Presenti comunque gli operatori della Croce Bianca Genovese assieme a ANPAS per l'assistenza sanitaria e in particolare per la mediazione culturale con propri operatori.
Secondo quanto riferito dal capomissione Juan Matías Gil, alcuni hanno segni di torture sul corpo inferti dagli aguzzini che gestiscono i campi lager in Libia: all'arrivo a Genova i loro volti sono apparsi tristi.
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La Ong, Medici Senza Frontiere, dopo l'assegnazione del porto genovese avvenuta qualche ora dopo il salvataggio, sui suoi social ha lamentato la troppa distanza del porto genovese rispetto alla posizione della nave search and rescue. Una destinazione "ingiustificatamente distante, 1.245 chilometri dalla nostra posizione corrente", ha scritto l'Ong su Twitter. Una denuncia ribadita dal capomissione della Geo Barents Gil, "questi viaggi infiniti imposti dalle normative volute dal ministro degli Interni negli ultimi mesi hanno inflitto sofferenze ulteriori ai migranti e fatto perdere 90 giorni di navigazione all'equipaggio, che per questo non potuto salvare altre vite. Ricordiamo che nei tratti di mare internazionale dove operiamo noi non opera nessuno, dunque senza di noi tutte le barche dei migranti rischierebbero di non arrivare a destinazione".
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IL COMMENTO
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