GENOVA - "Michael e Manuel sono entrati in casa nostra il 1 aprile del 1999 e ogni anni facciamo una torta e faremo così anche quest'anno per festeggiare questi 25 anni insieme". Così Katia Stroppiana racconta a People il giorno in cui la vita sua e del marito Giuseppe Barisone è cambiata con l'ingresso nella loro famiglia di due fratellini in affido.
"Il primo incontro è stato bellissimo - racconta Giuseppe - non sapevamo bene come comportarci, avevamo chiesto all'assistente sociale come ci dovevamo presentare eravamo noi, una zia e l'assistente sociale ma l'incontro alla fine è andato così bene che loro sono andati al bar e io sono rimasto a giocare con i bambini sullo scivolo. Era un venerdì e anche se non si faceva ci hanno proposto di vederli anche il giorno dopo. E la cosa che mi rimane nel cuore è che il giorno dopo quando siamo arrivati a casa loro i bambini ci sono corsi incontro come se ci conoscessimo da sempre ed è stata quella cosa che ci ha spiazzato completamente, e la nostra esperienza è iniziata così naturalmente".
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"Durante un affido ci sono alti e bassi ma la cosa più importante in assoluto - sottolinea Katia - è tenere al centro il bambino le sue esigenze, bisogna sostenerlo, aiutarlo a comprendere perché la sua famiglia d’origine non è riuscita a tenerlo con sé e comunque noi come genitori affidatari diciamo sempre che bisogna tenere nel cuore anche la famiglia d’origine perché sono persone che comunque hanno delle storie difficili, dei disagi ma non bisogna cancellarli perchè sono le persone che hanno dato vita ai nostri figli e quindi giusto rispettarli e tenerli nel nostro cuore e per quanto possibile mantenere dei rapporti perchè è importante per i ragazzi anche".
Legami di sangue e legami di cuore che si intrecciano, ecco perchè il messaggio di Katia e Giuseppe è così importante. In apparenza l'affido può generare un contrasto tra le famiglie affidatarie e quelle di origine ma in realtà è come se fosse una famiglia allargata che incorpora anche quella d'origine, ovviamente dove e quando è possibile, per accompagnare i genitori.
"Ci sono i momenti di sconforto e le difficoltà però è anche vero che esistono dei servizi che sostengono e una cosa importante che ci tengo molto a dire che non bisogna chiudersi nel proprio guscio - conclude Katia - bisogna continuare a frequentare i gruppi di affido delle famiglie affidatarie che il Comune fa territoriali e se possibile anche partecipare a delle associazioni".
Le persone o le famiglie interessate a proporsi come affidatari possono rivolgersi telefonicamente o via email ai referenti dell'Affido Familiare presso gli Ambiti Territoriali della propria zona o alla sede centrale:
Comune di Genova - Progetto Affido Familiare Minori
Via di Francia,3 - 6° piano, sala 22;
Tel. 0105573601; fax 010 5577282
email:
IL COMMENTO
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