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Dopo la manifestazione in piazza De Ferrari a Genova per l'emergenza cinghiali focus su un settore che vede numeri in calo ma un pil che cresce con soprattutto i giovani che portano avanti progetti e attività legate alle coltivazioni
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di Andrea Popolano

LIGURIA - Un settore in crisi che perde aziende e lavoratori. L'agricoltura in Liguria subisce le conseguenze di una serie di problematiche. I dati della Camera di Commercio evidenziano come nel corso del tempo il comparto manifesti dati con il segno negativo davanti. L'ultimo dato disponibile evidenzia come in un anno i lavoratori siano passati da 8mila del 2022 ai 4mila del 2023. E nel 2021 erano addirittura 15mila con un calo che riguarda tutte le province.

Sono scesi in piazza in 400 in piazza De Ferrari a Genova la settimana scorsa in una manifestazione organizzata da Coldiretti per chiedere alla Regione un piano straordinario per affrontare l'emergenza cinghiali che causano la distruzione dei raccolti a cui si affianca l'emergenza peste suina con le misure finora adottate non in grado di limitare il problema con la Liguria maglia nera per numero di casi, quasi raggiunta quota mille (Leggi qui).

Sotto questo aspetto il presidente ad interim con delega all'Agricoltura Alessandro Piana nel corso della festa del cacciatore a Castel Vittorio nell'imperiese ha ricordato come "è stato particolarmente importante il confronto sulle ultime misure regionali e sulle prossime proposte tra cui quelle per la prevenzione, certi che nel frattempo l'apertura sull'autoconsumo delle carni darà risultati più rilevanti per gli abbattimenti in cui larga parte ha avuto il mondo venatorio. Ringrazio per il lavoro svolto il nucleo di vigilanza faunistico ambientale e le Asl, sempre attivi e sinergici. Abbiamo anche ricordato le nuove possibilità offerte dal Dl Agricoltura per il controllo e l'eradicazione della peste suina africana".

I dati Istat per quanto riguardano l'agricoltura registrano due elementi particolari in Liguria: da una lato la crescita del pil di settore nonostante il calo di occupati, dall'altro che nella maggior parte dei casi i lavoratori agricoli della Liguria sono giovani, in uno spazio che vede la presenza del terreno coltivabile pari allo 0,4% di quello regionale.

E allora l'Università di Genova prova a cavalcare l'onda dei giovani agricoltori e fa partire il corso di Scienze e culture agroalimentari del Mediterraneo come spiega il rettore Federico Delfino: "L'attiviamo in modalità mista, in parte per via telematica con laboratori di presenza con sede a Imperia perché c'è una grand partnership con la Camera di Commercio delle Riviere. È un ambito che può davvero portare valore formativo ai nostri giovani". Tra le materie studiate ci sono 'Geografia delle politiche locali del cibo', 'sociologia dei consumi alimentari', 'nozioni di diritto privato e agroalimentare', 'economia ambientale della produzione alimentare' solo per citare alcune materie del primo anno. E il corso in futuro potrebbe essere tenuto anche a Genova.

Particolare attenzione alle normative europee sul tema e alle specifiche aree dove avvengono le coltivazioni. In Liguria ad esempio, oltre al basilico, c'è una coltivazione importante di floricultura nel Ponente e poi l'orticoltura che è orientata verso colture tipiche e di qualità come il pomodoro "cuore di bue", il carciofo spinoso, l'asparago violetto di Albenga, i cavoli, gli spinaci, le zucchine, le insalate. E poi i vigneti come quelli delle Cinque Terre.