Attualità

Dodici le persone mancate nel 2024. Oltre 200 alla messa all'Annunziata. Poi il pranzo con lo chef Ricchebono. Scala: "Occorre ritrovate tutti una nuova sensibilità"
2 minuti e 48 secondi di lettura
di a.p.

Il 2024 è stato un anno particolarmente difficile per i senza dimora genovesi: dodici i morti per la durezza della vita di strada (un numero in piccola crescita rispetto agli anni precedenti), dei quali cinque sono mancati all’aperto, nelle vie e piazze della città.

Sant’Egidio li conosceva tutti e, insieme ad altre realtà del volontariato cattolico e laico li incontrava tutte le sere: portando un pasto caldo e una coperta. Don Maurizio Scala, lo storico responsabile di questo servizio per la Comunità, ha celebrato la messa in loro ricordo nella basilica dell’Annunziata, piena di senza dimora e volontari e ha ricordato quanto il dolore per queste morti debba suscitare un nuovo impegno: “in questo tempo di durezza - ha affermato - ricordare le persone morte per strada ci interroga e ci provoca: dobbiamo tutti trovare una nuova sensibilità, nuovi gesti di vicinanza e solidarietà”.

Le vittime 

Nella celebrazione liturgica sono stati letti i nomi. L’ultimo è Paolo, morto a 66 anni nella notte del 27 gennaio di quest’anno in Corso Montegrappa. Prima di lui tanti nomi e storie: quella di Manuela "che conoscevamo da tanti anni, presenza fissa alle distribuzioni nelle stazioni di Principe e Brignole, dove portava sempre allegria con il suo sorriso e i suoi abiti sgargianti" o quella di Angelo, 58 anni, morto sui binari della stazione Brignole nel pomeriggio del 5 agosto 2024, poco dopo essere riuscito a trovare una casa in Centro Storico.

L'appello di Sant'Egidio

Solo pochi sono morti da anziani, perché "l’aspettativa media di chi vive per strada è attorno ai 65 anni - spiega ancora Scala - venti anni in meno rispetto agli altri italiani. C’è una lotta contro il tempo da fare: se vogliamo incidere sulla vita di queste persone occorre lavorare per creare percorsi di reintegrazione sociale. Non bastano i dormitori: occorre dare più case".

L'impegno di Sant'Egidio

Sant’Egidio a Genova ha attivato oltre 20 convivenze, dove persone che vivevano in strada hanno riacquistato dignità e ritrovato un futuro. Nell’ultimo anno, in collaborazione con le parrocchie Nostra Signora di Loreto, Nostra Signora della Provvidenza, San Tommaso e Santa Caterina la Comunità ha aperto un centro di accoglienza: con l’aiuto di 80 volontari, vengono ospitate 12 persone senza dimora da novembre a marzo: insieme al posto letto, alla cena e alla colazione si attivano dei percorsi di reinserimento sociale aiutando nelle pratiche amministrative e dando sostegno umano e psicologico, orientamento e accompagnamento per cure sanitarie. L’anno scorso su 12 persone ospitate, sette non sono tornate in strada al termine del periodo di accoglienza sono state trovate delle soluzioni abitative e non sono tornati in strada.

Il pranzo offerto dallo chef Ricchebono

Dopo la cerimonia, tutti i senza dimora e i volontari hanno partecipato a un ricco pranzo, offerto dallo Chef stellato Ivano Ricchebono: pasta al forno, brasato di carne, purè e tiramisù. "Il servizio verso gli altri è stata sempre stato una priorità nella mia vita - ha spiegato lo chef - al di là delle esigenze del mio lavoro ho sempre cercato di mettermi a servizio di chi ha bisogno: la ricorrenza per me è importante e farà sempre parte del cammino mio e del mio staff".

Persone sedute in una chiesa che assistono a una messa La messa all'Annunziata in ricordo dei senza fissa dimora morti a Genova

 Iscriviti ai canali di Primocanale su WhatsAppFacebook e Telegram. Resta aggiornato sulle notizie da Genova e dalla Liguria anche sul profilo Instagram e sulla pagina Facebook

ARTICOLI CORRELATI

Giovedì 26 Dicembre 2024

Il 'mio' primo pranzo di Natale da volontaria a Sant'Egidio

C'è una prima volta per tutto e di sicuro il primo pranzo di Natale come volontaria non si dimentica. Il commento della nostra Eva Perasso
Giovedì 02 Gennaio 2025

In tremila alla marcia della pace di Sant'Egidio

In testa i bambini, guidati dalla Banda musicale di Rivarolo, dietro di loro un popolo chiassoso e convinto di italiani ed immigrati provenienti da tutti i quartieri della città