Oncologo, farmacologo, fondatore dell'Istituto Mario Negri, Silvio Garattini è uno splendido novantaseienne autore di centinaia di lavori scientifici pubblicati in riviste nazionali ed internazionali e di numerosi volumi nel campo della farmacologia, la persona più adatta per affrontare i temi della salute dei singoli e della collettività, protagonista a Genova di un incontro, 'Prevenzione è rivoluzione', ospitato nella Sala Quadrivium.
Professore, partiamo dal titolo. Perché la prevenzione è rivoluzione?
“Perché bisogna cambiare la cultura della medicina. La medicina è diventata un grande mercato, il valore del suo mercato in Italia è intorno ai 200 miliardi all'anno e naturalmente non ci sono mercati che vogliano cambiare o diminuire i profitti. L'unico modo per rivoluzionare la situazione e quindi incidere sui mercati è quella di non avere malattie. E la prevenzione è la situazione in cui se abbiamo buone abitudini di vita non dobbiamo ricorrere con la stessa frequenza ai medici o agli ospedali in modo tale che il Servizio sanitario nazionale possa operare in modo adeguato con le risorse disponibili. Paradossalmente alla gente che si lamenta perché ci sono le liste d'attesa si potrebbe dire che i responsabili sono loro stessi perché le liste d'attesa dipendono da loro. In Italia abbiamo 4 milioni mezzo di malati di diabete di tipo due, che poi hanno complicazioni visive, cardiovascolari, renali. È evitabile? Dipende da noi. Il 40% dei tumori è evitabile ma ogni anno nel nostro paese muoiono di cancro 180.000 persone. Pensiamo dunque a tutto quello che si può fare per contrastare il mercato avendo un beneficio personale, perché fare prevenzione è prima di tutto un gesto di sano egoismo: se prevengo non mi ammalo”.
Quindi ci sono troppe cure e poca prevenzione.
“Esattamente, e per cambiare ci vuole una rivoluzione culturale che dobbiamo fare in vari modi. Per esempio è incredibile che in Italia non ci sia una scuola superiore di sanità dove formare dirigenti che dovrebbero governare l'informazione che invece oggi è fatta solo da chi vende. Poi abbiamo bisogno anche di portare la prevenzione nella scuola, basterebbe un'ora alla settimana in ogni classe, a partire dalle materne. Sulla salute avremmo un cambiamento straordinario dal punto di vista della cultura. Poi magari qualcuno continuerebbe a fare di testa sua ma basta una piccola percentuale per cambiare molto la situazione".
Come si arriva così in forma alla sua età?
“Innanzi tutto occorre avere un'adesione alle buone abitudini di vita, non ci sono novantenni che hanno fumato per decenni, non ci sono novantenni grassi, non ci sono novantenni che hanno bevuto molto. Peccato ci siano troppi medici che non danno il buon esempio perché fumano, bevono e sono grassi. Con queste abitudini non è facile convincere i propri pazienti a fare una vita diversa".
C'è un segreto per la longevità?
“Mangiare poco, è uno dei punti importanti perché vuol dire avere un peso adeguato. Poi fare movimento. Sul mangiare ci sono esempi significativi: se prendiamo alcuni campioni di qualsiasi specie animale - topo, cane, gatto o scimmia - e li dividiamo un due gruppi, uno che mangia quello che vuole mentre all'altro togliamo il 30% di quello che mangia il primo gruppo, questi animali vivono il 20% di più degli altri”.
Che consiglio può dare a chi ci legge?
“Uno per la gente che va in pensione: non andate in pensione senza avere altri interessi perché è una rovina per la salute. Bisogna avere un programma di ciò che si vuole fare dopo: possono essere interessi di vario tipo per la pittura, la musica, il cinema, il teatro, magari anche il volontariato. Senza interessi si invecchia precocemente e si sviluppa quella che chiamiamo demenza senile, che è la mancanza di attività cognitive”.
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IL COMMENTO
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