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di Dario Vassallo

Gli italiani hanno deciso che a Pasqua si parte, eccome: a mettersi in viaggio saranno in più di 11 milioni e tra questi circa il 25% non si accontenterà soltanto del lungo weekend, incentivato dalla sequenza delle festività del 25 aprile e del Primo Maggio che quest'anno cadono proprio in prossimità delle vacanze pasquali. Il giro di affari complessivo si attesterà su 4,9 miliardi di euro con una spesa media pro capite (comprensiva di trasporto, alloggio, cibo e divertimenti) pari a 438 euro.

Le mete preferite

Secondo un sondaggio destinazione privilegiata resta per l’88% il nostro paese, gli altri hanno scelto invece mete estere dove oltre alle classiche capitali europee le destinazioni più ambite sono l'Egitto e il Mar Rosso, il Marocco, Zanzibar e Capo Verde. Per chi resta in Italia, ad orientare il grosso delle scelte sarà il soggiorno presso la casa di parenti o amici ma anche la soluzione dell’hotel registra un incremento significativo, tanto che in Liguria si va verso il tutto esaurito. 3 vacanzieri su 4 utilizzeranno la propria macchina, il 3% il treno mentre il 17,4% viaggerà in aereo.

In aereo prezzi proibitivi

E qui nascono le note dolenti perché il periodo pasquale è come sempre all’insegna del caro-trasporti. Partendo il venerdì santo dal 'Cristoforo Colombo' per volare a Catania erano necessari più di 400 euro, per Cagliari non meno di 341 euro e ce ne volevano 585 per andare a Budapest. Ma non è solo un problema genovese: tanto per fare un esempio imbarcandosi a Linate sempre venerdì 18 e tornando martedì 22 un biglietto per Brindisi costava un minimo di 619 euro, più di un volo di andata e ritorno per New York nelle stesse date. E anche in treno le cose non vanno meglio, con 340 euro per andare da Genova a Lecce.

Uova e colombe, costi alle stelle

Anche chi resta a casa deve fare i conti con pesanti rincari: l’aumento prodotti tipici pasquali secondo l’Osservatorio nazionale Federconsumatori è del 6,2% rispetto al 2024 con le uova che subiscono la crescita maggiore, +7,4%, seguite dalle colombe il cui prezzo è cresciuto soltanto (si fa per dire) del 6%.

 

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