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Scaffali sempre più vuoti perchè manca l'anidride carbonica
1 minuto e 38 secondi di lettura
di Enrico Cirone

Mi aggiro desolatamente tra i bancali del mio supermercato preferito per scoprire che anche qui, quello che i fornitori avevano annunciato, è diventato realtà. Cerco inutilmente tra piramidi di bottiglie di plastica (sic!) di acqua liscia, liscissima… ma della mia cara minerale frizzante neanche l’ombra.

Là in fondo, sotto il cartellino del prezzo, solo un triste pallet di legno.

Anche questa mattina, nel corso del filo diretto che conduco su Primocanale, tantissime telefonate avevano evidenziato il problema: a parte una signora, Anna, che si fa portare i cestelli d’acqua frizzante a casa da un distributore del Campasso, nessuno è più riuscito a reperire una, dico: una bottiglia di acqua gassata.

Mi sembra incredibile che tra confezioni di acque che più lisce non si può, non riesca a trovare anche una bottiglia dimenticata da portare a casa con la spesa.

Tra l’altro, da consumatore amante dell’acqua frizzante, sarei anche disposto a tradire la mia marca preferita delle Alpi piemontesi per un’altra qualsiasi, magari da una fonte a livello del mare.

Ma perché, dopo il Covid, la guerra, le pestilenze… le bollicine possiamo trovarle solo nello champagne?

La causa è da attribuire alla mancanza di anidride carbonica. Normalmente l’acqua frizzante non è così in natura (mi spiegava l’uccellino di Del Piero) ma viene trasformata dalle aziende. Il prezzo dell’anidride carbonica in quest’ultimo periodo è cresciuto di 7 volte. Per le cisterne che prima venivano pagate 3mila euro, ora ne servono 21mila.

Alla base dell’aumento ci sono varie cause, tra queste il blocco delle materie prime, i costi della logistica, i rincari energetici, ma anche i fattori climatici e ambientali.

E per quella poca anidride carbonica che si produce si preferisce dare la priorità all’impiego nel settore sanitario dove si usa per sterilizzare gli strumenti e per diversi esami diagnostici.

E così, noi amanti dell’acqua frizzante, torniamo tristemente a casa senza sapere più a che santo votarci.

San Bernardo? Sant’Anna? San Benedetto o San Pellegrino?