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Secondo il sondaggio compiuto da Tecnè per Primocanale, se si votasse adesso in Liguria il centrosinistra otterrebbe il 52% e il centrodestra il 48. In pratica, cioè, i due schieramenti in vista delle prossime elezioni regionali vanno considerati alla pari. 

Sono due le conclusioni che si possono trarre. La prima è legata al terremoto giudiziario che ha travolto il governatore Giovanni Toti: la vicenda non ha avuto un così grande impatto sulle questioni elettorali e un primo assaggio della cosa si era avuto alle europee. Come opportunamente rileva il professor Luca Sabatini in un suo commento, c’è una sostanziale conferma.

Ma è la seconda conclusione del sondaggio di Tecnè a risultare la più interessante: o le opposizioni sapranno fare la somma aritmetica di se stesse oppure rischiano un clamoroso flop. Lo dicono i numeri: se la coalizione non riuscirà a catturare Italia Viva e Azione, facendole coesistere con il resto della compagnia, assai più spostato a sinistra, il centrodestra può rivincere.

Non è un caso se il capo dei dem liguri Davide Natale si dà un gran daffare proprio nella stessa direzione che a livello nazionale sta seguendo la segretaria Elly Schlein. E sì, perché il ragionamento vale paro paro se il centrosinistra vuole sconfiggere Giorgia Meloni. Le variabili sono ancora una volta Carlo Calenda(il leader di Azione, aperturista verso la coalizione) e soprattutto Matteo Renzi, finora risoluto nelle sue chiusure. 

Ma il capo di Italia Viva sembra avere una particolare predilezione per una massima dello statista tedesco Otto von Bismark: “La politica è l’arte del possibile”. Autore di operazioni disinvolte e all’apparenza impossibili, Renzi mena vanto di aver spedito a casa Giuseppe Conte, sostituendolo alla guida del governo con Mario Draghi. Politicamente sono lontanissimo da Conte, però umanamente sto con lui: dovrebbe far finta di niente e mettersi anche con Renzi? Per adesso risponde di no.

Eppure il realismo impone altro: o tutti bevono l’amaro calice di una “alleanzona”, oppure un Meloni bis ha molte possibilità in più. Renzi, che politicamente non è una mammoletta e ci ha abituato alle più ardite giravolte, tutto questo lo sa. Ed è pronto per quanto lo riguarda a turarsi il naso e a farsi strumentalmente andare bene anche i Cinque Stelle: intanto mandiamo a casa questo centrodestra e poi vediamo. A guardare certe fotografie comparse sui giornali e sui siti – e non ci dicano che è solo reciproca cortesia fra Matteo ed Elly! - la via è tracciata. Anche per la Liguria.

Siamo onesti: se fossimo in un mondo “normale” non si potrebbe immaginare che Italia Viva, attraverso la sua plenipotenziaria regionale Raffaella Paita, molli la partnership comunale con il sindaco Marco Bucci. Se, però, la politica è l’arte del possibile, qualora accadesse non sarebbe una sorpresa. E a ben vedere neppure lo sarebbe se avvenisse il contrario.

Paita, cioè, non ha mai nascosto i propri disaccordi con Giovanni Toti (fin dai tempi in cui i due furono avversari alle elezioni del 2015), pertanto non è affatto detto che Italia Viva debba passare per una revisione della propria posizione a Tursi per stare insieme con il resto del centrosinistra. Già adesso le due vicende politiche sono ritenute diverse. 

Insomma, la Liguria diventa il laboratorio d’Italia, per tentare un’operazione politica che allo stato si fotografa con un vecchio detto latino: “tertium non datur”. Quindi, se vogliono riaggiudicarsi la Regione, tutte le opposizioni devono mettersi insieme. E hanno bisogno di due cose: subito un leader riconosciuto da ogni singola parte e la rinuncia anche a degli aspetti identitari, favorendo esclusivamente i temi, che peraltro non mancano, sui quali c’è piena condivisione. Dalla sinistra-sinistra  fino al centro, sapranno fare ciò che finora è risultato impossibile?