Una personalità della società civile: secondo un sondaggio di Tecnè per Primocanale, il 42 per cento dei liguri preferirebbe un presidente della Regione che avesse quel tipo di profilo. Un altro 26 per cento, invece, vorrebbe che fosse un politico. Per il rimanente 32 per cento non fa differenza. Ecco, io mi iscrivo a questo partito. L’importante è che si tratti di una persona seria e capace. Un’ovvietà, a ben vedere.
E allora faccio un po’ di nomi: il sindaco di Genova Marco Bucci, oppure il deputato Luca Pirondini (Cinque Stelle), o la parlamentare Annamaria Furlan (Pd) oppure, ancora, il viceministro Edoardo Rixi (Lega) o Matteo Rosso (Fratelli d’Italia). Ci metto pure l’imprenditore Beppe Costa (Acquario, per intenderci), Giovanni Mondini (Erg e Confindustria Genova), Maurizio Caviglia (segretario Camera di Commercio). Nel ruolo a mio avviso si disimpegnerebbero bene anche Pippo Rossetti (Azione, dopo una vita nel Pd) e Luca Pastorino (appena tornato nel Pd), mentre Claudio Burlando (nel Pci-Pds-Pd) sarebbe un clamoroso e però niente male ritorno.
In tema di usato sicuro avrebbe più possibilità di Andrea Orlando, Pd ed ex ministro spezzino. Essere di Genova fa la differenza, perché sia a La Spezia sia a Imperia non ci sono più i leader di una volta (Faraguti e Grillo a levante, Manfredi e Scajola a ponente). Questa è la ragione per cui non mi affiderei a Raffaella Paita(Italia Viva), già sconfitta nel 2015. Da allora è politicamente molto cresciuta e non sarebbe affatto una presidente di ripiego per la Liguria. Ha il solo “torto” di non essere genovese. Al contrario di Ilaria Cavo, parlamentare di Cambiamo, campionessa di preferenze.
Come si vede, e l’elenco potrebbe continuare, i potenziali candidati, di sinistra, centro e destra, non mancano. Quelli citati possono piacere o non piacere al corpo elettorale, però una cosa in comune ce l’hanno: la capacità di impersonare il ruolo. Che significa, prima di tutto, la disponibilità a studiare.
Professionalmente ho avuto a che fare praticamente con tutti loro e posso garantire che nessuno ha mai risposto alle domande se aveva dei dubbi o, peggio, delle lacune. Prima si informava, studiava appunto, e poi parlava. Dalla loro bocca, a mia memoria, non è mai uscita una parola fuori posto.
Lo so che ad alcuni non farà piacere, eppure così è anche Giovanni Toti. Poi si potrà non essere d’accordo con il suo modello di sviluppo o con il suo modo di fare, però viene da interrogarsi se sia giusto votare prima della scadenza naturale. Al netto delle questioni giudiziarie, ci sono cose che non hanno colore, come i nuovi collegamenti stradali e ferroviari da e verso la Liguria. Né si può pensare che il turismo non sia un settore sul quale la Regione debba puntare, mentre del porto è persino inutile dire. Il centrosinistra carica: serve l’industria! In passato è stato un caposaldo, soprattutto per Genova, attraverso le Partecipazioni statali. Verissimo.
Ma che cosa hanno fatto i governi a trazione Pd per l’industria genovese? Questo lo dico non perché ci sia da rinfacciare qualcosa, per esempio, ad Andrea Orlando o Roberta Pinotti, quando erano ministri di primissimo piano, bensì per ricordare che le situazioni non sono semplici.
Quando parli di ex Ilva, Piaggio, Ansaldo oppure rilancio del nucleare, pur bocciato da uno sciagurato referendum, ti soffermi su questioni maledettamente complicate, che spesso non dipendono dal solo governo in carica, qualunque colore abbia. E non si fa niente, aspettando che i dossier si risolvano? Ovviamente no. Ecco perché puntare sul turismo non significa accantonare un comparto per Genova sempre importante come quello industriale.
E’ un problema di onestà intellettuale. E allora sì, vorrei un nuovo presidente della Regione Liguria che fosse serio, capace e pure intellettualmente onesto. E non importa se politico o espressione della società civile. Fermo restando, come osserva sul Secolo XIX Mauro Barberis, citando un padre del liberalismo quale Max Weber, che la politica, specialmente quella locale, è una professione come le altre, non un rifugio per imbonitori, traffichini o scappati di casa.
IL COMMENTO
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