Gli anni 50 e 60 sono anni di grande espansione economica e di ripresa, sono gli anni della ricostruzione e poi del boom, c’è un clima di fiducia nel futuro, a Genova come sulla costa ligure si tratta di anni di grande sviluppo edilizio e di crescita della popolazione attratta dallo sviluppo dei traffici portuali, dei servizi e della grande industria statale. Ovviamente aumentano anche i negozi e il tessuto commerciale, molta popolazione proveniente dal Sud, dal basso Piemonte e dall'entroterra ligure si concentra in città e sulla costa, negli anni 60 nasce anche il turismo come fenomeno di massa. Non esistono ancora i supermercati (fatta eccezione per la Rinascente, La Standa e UPIM) né i centri commerciali.
Oggi alcune attività sopravvivono, ma sono sempre di più una rarità, talvolta la gestione è passata attraverso vari membri di una stessa famiglia e più generazioni, altre volte si sono succeduti diversi proprietari delle attività. I centri commerciali e il commercio on-line non sono certo alleati dei vecchi negozi, cambiano gli stili di vita e i consumi, le ultime crisi riguardano chiusure di cartolerie e perfino tabacchini, i piccoli esercizi di quartiere sono ormai una rarità in città, sempre più scarsi nei comuni minori o nelle aree interne.
Le insegne anni 50-60 sono ormai una rarità, sono "vintage", ma sono molto ricercate, su internet esistono siti e gruppi di "cacciatori di insegne", esiste un mercato di appassionati e collezionisti. Sbiadite dal tempo o incastonate, dipinte a mano o rigide nel loro carattere stampatello e in un corsivo morbido ed elegante, qualunque sia la forma, le insegne fanno parte del racconto di alcune zone, o della memoria e dell'identità stessa dell’intera città. A volte sono così familiari da passare inosservate, i boomer (i nati nel boom economico) le danno per scontate, ma fanno parte del vissuto di vie, piazze, di ricordi e aneddoti, per esempio le latterie che erano presenti ed erano i punti di riferimento, anche sociale, di molti quartieri.
A Genova i Lettering storici originali non mancano e hanno un fascino nostalgico che sarebbe da salvaguardare. Le insegne, che vanno viste (e ricercate) con passo lento ed estraniandosi dalla folla e dagli impegni giornalieri, aiutano a ricordare e raccontano l’evoluzione delle città a chi non l’ha vissuta. Insegne esteticamente di pregio, alcune solo curiose da osservare, spesso negli anni 60 in corsivo, vestigia di un passato su quale le saracinesche si sono abbassate da tempo tracce di aziende che si tramandano competenze e tradizioni. Forse siamo tutti memori e consapevoli di una Genova che non c’è più, manca la fiducia nel futuro e tutto sembra ammantato di incertezza e indeterminazione.
Francesco Gastaldi, professore associato di urbanistica all’Università Iuav di Venezia
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IL COMMENTO
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