Cronaca

Si complica la posizione di Evaristo Scalco e spunta un precedente in zona con abitanti assaliti dagli spacciatori con lancio di bottiglie perché avevano osato chiedere di non fare rumore
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di Michele Varì

GENOVA -L'immagine più forte è quella in cui la sua sagoma si scorge nella finestra di casa (foto a sinistra) dopo avere scoccato la freccia: il ferito morente è lì a terra, è lui lo osserva appena, non agitato e apparentemente non interessato alla sorte del rivale appena colpito all'addome con un arco.

Si complica ora dopo ora la posizione di Evaristo Scalco, l'artigiano di Varese di 63 anni di che ha ucciso con una freccia nel centro storico di Genova Javier Miranda Romero, operaio peruviano di 41 anni che appena 24 ore prima era diventato papà per la seconda volta.

Intanto spunta un precedente nella zona delle Vigne (foto a destra): un anno fa, nell'ottobre del 2001, alcuni abitanti che avevano osato protestare con gli spacciatori che non li lasciavano dormire erano stati minacciati e fatti oggetto di un lancio di bottiglie contro le finestre, come era stato raccontato con tanto di video da Primocanale. I due pusher più aggressivi erano stati poi identificati e denunciati dai carabinieri della stazione Maddalena.

Tornando al delitto dell'arco l'arrestato al giudice per le indagini preliminari ha detto di non avere avuto intenzione di uccidere, "Li volevo solo intimidire, ho perso la testa, sono stato provocato".
Ma il pm gli ha contestato il reato di omicidio volontario con l'aggravante dell'odio razziale e i futili motivi, e rischia seriamente l'ergastolo.

Anche se i vicini di casa, di piazza De Franchi 8, pur ammettendo di conoscerlo da poco, dicono che è una brava persona non violenta, che forse ama bere, l'arrestato deve spiegare - come si vede in un video - perchè dopo avere colpito Romero non è sceso subito a soccorrerlo ed è rimasto alla finestra per alcuni minuti, con un tono quasi da sfida.

L'amico della vittima ha raccontato che Scalco dopo avere scagliato la prima freccia ha minacciato di colpire anche lui. Non solo: il testimone oculare racconta che è stato l'arciere, forse ubriaco, a minacciare per primo e non sarebbe neppure vero che uno dei due avrebbe lanciato un petardo nella casa dell'assassino.
Testimonianza che però cozza contro la versione degli abitanti del palazzo, tutti hanno udito petardi in strada e anche un botto più forte, presumibilmente quello esploso nella casa di Scalco.

Il giudice Matteo Buffoni ha convalidato l'arresto di Scalco e disposto la custodia in carcere. L'uomo, difeso dall'avvocato Fabio Fossati, ha parlato per un'ora e mezza rispondendo alle domande.
"Non sono un razzista. Anzi io sostengo sempre che gli immigrati scappano dalle guerre e dalla miseria. Poi ha aggiunto: "Ho visti urinare quei due davanti al cancelletto e li ho rimproverati. È nata una discussione. Non mi ricordo di avere detto quella frase sugli immigrati".

Ad aggravare la posizione di Scalco è una frase razzista che avrebbe urlato ai due peruviani.

Scalco, ha riferito il suo legale, è una persona affranta, non abituato alla violenza.

"Quando ho capito quanto successo sono sceso e ho provato a soccorrerlo - ha detto anche se il video proverebbe il contrario -. Sono tornato a casa per prendere degli asciugamani. Quella sera ero stanco, avevo la musica accesa ma non alta".