GENOVA - Altre quattro persone arrestate per il reato di traffico di sostanze stupefacenti aggravato nell'ambito della 'nave dei misteri' che un anno fa aveva attraccato nel porto di Pra' con più di 400 chili di cocaina. Le misure di custodia cautelare in carcere sono state emesse dal Gip del tribunale di Genova su richiesta della Direzione distrettuale antimafia e antiterrorismo.
L'operazione è legata al sequestro di 435 chili di cocaina avvenuto quasi un anno fa sulla Msc Adelaide, nave proveniente da Rio de Janeiro e arrivata nel porto di Pra'. In quella circostanza i finanzieri hanno arrestato in flagranza un portuale italiano, Fabio Papa, 50 anni, dipendente della Culmv, che era stato sorpreso mentre prendeva i borsoni dal container che era stato collocato in un’area videosorvegliata in attesa dell’ispezione. La droga, nascosta tra carichi di caffè avrebbe fruttato circa 30 milioni di euro.
Genova, oltre 400 kg di cocaina sulla nave: arrestato camallo - IL FATTO
Secondo gli inquirenti della Dda, la droga era destinata alla criminalità organizzata che corrompe camalli per poter scaricare in porto con il sistema del cosiddetto rip-off, che consiste nel riporre la droga immediatamente dietro i portelloni del container in modo da poter essere agevolmente prelevata dai trafficanti durante la sosta delle merci nelle aree portuali
Nella stessa occasione, proprio su quella stessa nave, era stato ritrovato il cadavere di un marinaio di origine serbe. Morto, con la gola tagliata. Un gesto probabilmente volontario (LEGGI QUI), che aveva preceduto poi il ritrovamento della droga.
Sono un dipendente della Culmv, la Compagnia unica lavoratori merci varie, e tre lavoratori portuali. In manette sono finiti M. M., A. P., N. G. e R. L.. Perquisizioni sono in corso a Genova, Roma e in provincia di Reggio Calabria. Dalle indagini del Gico, coordinate dal sostituto procuratore della Dda Federico Manotti, è emerso che P., L. e Papa (quest'ultimo arrestato un anno fa) avevano fatto alcuni sopralluoghi prima dell'arrivo della nave in porto. G., inoltre, avrebbe dato disposizioni a P. tramite un telefonino che gli aveva consegnato e da usare solo per le comunicazioni relative al recupero della droga. M., invece, avrebbe aiutato Papa a spostare il carico che era stato messo in un'area videosorvegliata in previsione di una ispezione doganale.