Cronaca

Una donna che si definisce "sopravvissuta" alle violenze ha addobbato il suo albicocco trasformandolo in simbolo. E invita tutte le donne che subiscono a ribellarsi e denunciare gli aguzzini
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di Michele Varì

GENOVA - Non possiede una panchina, così contro i femminicidi ha addobbato di rosso un albero, l'albicocco che ha nel suo giardino di viale alla Pineta a Pegli, a cui ha appeso scarpe rosse e palline di Natale dello stesso colore.

Lei che la sua storia ce l'ha disegnata sul corpo, con i tatuaggi ora ad ogni donna ammazzata aggiunge un paio di scarpe.

Michela, 45 anni, tre figli, due storie d'amore importanti alle spalle, una normale, l'altra che le ha regalato tanto affetto ma pure violenze, fisiche, psicologiche e una casa devastata, è riuscita a uscire dal tunnel denunciando tutto alla polizia, c'è riuscita anche grazie a una rete di amiche e ai centri anti violenza, e con l'aiuto di una poliziotta, una donna, Simona, che le è stata sempre vicino. per questo ora Michela invita tutte le donne che subiscono a ribellarsi.

"L'idea dell'albero rosso mi è venuto lo scorso Natale, quell'albero in passato mi ha regalato tante albicocche, ma poi è morto, ucciso dal caldo, per questo ho deciso di farlo rivivere utilizzandolo come simbolo contro i femminicidi".

Michela poi dal suo giardino spiega perché ha deciso di schierarsi in modo visibile nella lotta contro le violenze alle donne, "io sono fortunata perché sono viva e ho tre figli stupendi, ma c'è chi non ce l'ha fatta e chi ancora è vittima di violenze e non sa cosa fare, e loro che mi rivolgo, denunciate, parlatene, non rimanete in silenzio". E ritorna sulla sua storia malata: "In dodici anni da quell'uomo ho avuto tanto amore, mi ha dato due figli, che sono l'unica cosa che conta, ma ho avuto anche botte, scatti d'ira, lividi da nascondere con il fondotinta, ho amato, perdonato, ma anche subito e sono stata tre anni senza neppure la voglia di uscire di casa".

I figli di Michela sono tutti maschi, due piccoli e uno grande avuto con il primo compagno: "Ho la pelle d'oca quando lo dico ma posso dire che il figlio grande è il figlio che tutte le mamme e le ragazze vorrebbero avere, rispettoso, educato. Credo che noi mamme, noi genitori, abbiamo un ruolo determinante per prevenire i reati contro le donne".