GENOVA - "Per il ponte Morandi non c'era l'obbligo della verifica sismica perché la Valpolcevera si trovava in una zona, la 4, nella quale la verifica non era prevista neppure per le opere strategiche, certificazione invece obbligatoria per le zone 1 e 2. L'area di Genova è in zona 3 e 4".
L'ha detto in aula l'ingegnere romano Mauro Dolce, insegnante universitario e consulente della Protezione Civile, il luminare delle normative sui terremoti, dal 2021 al 2023 assessore regionale alle Infrastrutture in Calabria, teste lasciato per ultimo non a caso perché considerato molto importante e chiamato a parlare da molti degli imputati fra cui i vertici di Autostrade da Berti a Castellucci.
Le dichiarazioni di Dolce nelle intenzioni dei legali degli imputati dovrebbe fare capire perchè il Morandi non fu mai sottoposto a verifica sismica, che è una delle accuse mosse dai magistrati agli imputati.
In realtà il pm Walter Cotugno ha lasciato comunque un minimo di dubbi quando dopo avere sottolineato che Dolce era stato consulente di Aspi e di Spea ha tirato fuori dal cilindro una email inviatagli nel 2011 da Giampaolo Nebbia, responsabile ufficio funzione centrale e servizi esercizio Spea, uno degli indagati, che chiedeva come comportarsi in fatto verifica sismica quando si è in zona 4. La risposta di Dolce era stata generica. Ma la normativa sulla base della quale il Morandi non doveva essere sottoposto a verifica è comunque un dato, al di là delle schermaglie processuali, un punto a favore delle difese.
Dolce nella sua testimonianza ha ricostruito l’evoluzione della normativa dagli anni '80 introdotta dopo il sisma dell’Irpinia e sino al 2017. Genova cambiò classe di rischio negli anni senza raggiungere quella più a rischio, che impone delle verifiche più strette anche sulle opere della rete autostradale.
Quella di oggi è una giornata di svolta al processo Morandi: in aula l'ultimo teste dei tanti chiamati dall'inizio dell'anno dai 58 imputati.
Dopo la sosta di Pasqua partirà la lunga e cruciale fase tecnica del processo con l'ascolto di oltre 50 consulenti che dovranno spiegare le cause del crollo.
Davanti ai giudici Lepri, Polidori e Baldini compariranno per primi gli specialisti di Spea che dovrebbero parlare per 16 udienze. Ogni udienza ci dovrebbe essere un tecnico. Poi toccherà ai consulenti di Autostrade per l'Italia. Non ancora chiara la dinamica processuale di questa fase che è già stata oggetto di discussioni in aula.
Durante e dopo la fase tecnica ci saranno anche alcune dichiarazioni di imputati, fra queste le più attese sono quelle di Giovanni Castellucci che ha confidato di volere parlare dopo la fase tecnica, un momento processuale che potrebbe arrivare sino alla pausa estiva di luglio.
IL COMMENTO
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